Il Sole 24 Ore riporta una notizia che mi è balzata agli occhi: i fondi monetari in pochi giorni hanno raccolto oltre 24 miliardi di flussi in entrata. Quasi quattro di questi sono andati ai titoli di stato USA e altre emissioni pubbliche. Stesso dicasi per chi investe in metalli preziosi – oro in primis – per una cifra di quasi due miliardi. Tutte cifre in dollari.
Nulla di nuovo sotto il sole? Quasi. A parte la metodologia – il rifugiarsi in beni a tassi meno variabili: i beni materiali – compaiono alcuni elementi “nuovi” al nostro panorama. Innanzitutto, le quantità. Tra le somme prima anticipate si aggiungono circa altri 6 miliardi in utilities, tanto da lasciar intendere qual è la misura della paura degli investitori.
Quando ho parlato di impresa nei miei libri, riferendomi principalmente a mio padre, ho usato due termini per indicarla: difficile e delicata. Questa spirale in cui gli investitori si sono andati a cacciare – e ditemi se investire non è una impresa – mi colpisce profondamente. Ecco dove vanno i fondi monetari. Ecco dove vanno gli investitori in fuga dalle Borse. Nessun coraggio, nessuna voglia di investire!
E, intanto, è partita dall’Iran la prima petroliera che segna il ritorno del Paese sul mercato del greggio europeo dopo la fine delle sanzioni. Il ministero del petrolio di Teheran aveva annunciato ieri che entro 24 ore sarebbero partite tre petroliere con 4 milioni di barili di greggio a bordo, dirette verso l’Europa: due sono destinati alla Total e due a compagnie spagnole e russe.
Europa cara, sei sempre più bisognosa di aiuto. I fondi scappano ad ovest, le risorse vengono da fuori e in mezzo, tra incudine e martello, ci sei sempre tu.