Non so se è stato notato, e se non lo fosse stato, desidero sottolineare che fino a questo punto si parla sempre, ma sempre e soltanto di risparmi del deficit corrente, di tanti posti di lavoro e di incremento del PIL. L’esperienza ci ha però insegnato che i piani che rasentano il BEP (punto di equilibrio) si risolvono poi in risultati passivi e che quindi bisogna coniugare più interventi per essere sicuri di raggiungere l’obiettivo.
E qui arriva il punto di richiedere di smetterla con politiche monetaristiche che non fanno che deprimere il Paese, e allontanare la possibilità di un lavoro per i giovani.
Per dare lavoro vero, e non mezzi lavori, stages, contratti di formazione e lavoro, etc, ci deve essere sviluppo.
Sviluppo significa creare le condizioni per lo sviluppo che crea poi lavoro.
Senza sviluppo non si paga la pensione a nessuno.
Mille che lavorano non potranno mai pagare la pensione a 10.000.
Ci vuole sviluppo: il nostro piano vuole creare milioni di posto di lavoro, ma poiché conosciamo il ns. Paese, ben difficilmente il ns. piano che non è supportato da nessuna grande forza politica sarà apprezzato e fatto proprio da qualcuno.
Suggerisco allora, che si faccia un decreto “ROTTAMAZIONE” per alcune regioni italiane.
Non voglio rottamare nulla, solo voglio applicare con diligenza alcuni benefici di tassazione ove la situazione lavoro è più grave, ma solo per far guadagnare di più all’Erario. Esattamente come si è verificato per il decreto sulla rottamazione, criticato prima come un regalo alla Fiat e rivelatosi poi come un apportatore di imposte poi (+ 477 miliardi di lire in 5 mesi). Ci vogliono scelte coraggiose e fuori dalla tradizione.
In alcune regioni italiane la situazione lavoro è gravissima, ed in più in queste regioni il prodotto interno per abitante è di gran lunga inferiore alla media nazionale.
Ho considerato di poter riequilibrare la situazione in sette anni. Come?
Con un altro decreto legge:
Art. 1 A decorrere dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del presente decreto, alle regioni in cui il Prodotto interno lordo per abitante risulti inferiore del 30% alla media delle 10 regioni con il più alto PIL per abitante, verranno attribuiti i seguenti benefici.
A= Ad ogni nuova impresa costituita con qualsivoglia forma societaria che rientri nell’elenco di cui sopra che verrà pubblicato ogni anno a cura della Presidenza del Consiglio, si applicherà un’imposta totale omnicomprensiva sulle persone giuridiche nell’aliquota unica del 27,5%.
B= Gli stipendi ed i salari degli assunti di queste nuove imprese verranno assoggettati ad un’aliquota previdenziale complessiva del 15%, di cui il 12,5% a carico del datore di lavoro ed il 2,5% a carico del lavoratore.
Art.2 A tutte le imprese già esistenti sul territorio nazionale alla data di questo decreto, indipendentemente dalla localizzazione geografica, in sede di bilancio annuale potranno considerare in detrazione d’imposta le percentuali calcolate come segue:
Per nuove assunzioni comprese fino al 5% del personale occupato calcolato alla data del 31.12.14 rispetto a quella del 31.12.2013, abbattimento di un punto nel calcolo delle imposte dovute.
Per le nuove assunzioni comprese tra il 5 e il 10%, sconto di due punti.
Tra il 10% e il 12,5%, sconto di tre punti.
Tra il 12,5% ed il 15%, sconto di 4 punti
Tra il 15% ed il 17,5%, sconto di 5 punti. Tra il 17,5% ed il 20.00%: sei punti.
Oltre il 20,00% sconto di 7 punti.
Per esemplificare: un’impresa che avesse avuto alla dichiarazione annuale dei redditi, una forza lavoro complessiva di 65 unità, ove incrementi nel corso dell’anno successivo questo numero di altri 18 lavoratori, registrerebbe un incremento di organico pari al 27,69% ed avrebbe diritto ad applicare una riduzione di 7 punti dalle normali aliquote IRPEG.
Per nuove assunzioni si intendono quelle riferentesi a lavoratori assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato nelle categorie normali previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro, e quindi con esclusione dei rapporti di formazione o di stage.
Quale Cassandra potrebbe affermare che l’Erario ci rimetterebbe?
Una aliquota unica bassa sta facendo la fortuna di una serie di Paesi, (Regno Unito 19%, Repubblica di San Marino 17%, Svizzera 24%, che intelligentemente hanno capito che il 51% di zero è sempre zero, mentre, come nella ns. proposta, il 27,5% di qualcosa è sempre qualcosa.. La stessa Germania sta guardando con interesse la flat tax.
C’era un Partner europeo, l’Irlanda, che partita in condizioni peggiori dell’Italia, ha oggi quasi tutti i conti in ordine ed è divenuta in più la capitale europea dell’high tech. Grazie a che cosa? Ad una tassazione media sui profitti del 12%.
C’è un concetto, quello del villaggio globale, che sfugge ai nostri “ragionieri” del fisco ed è sfuggito alla sinistra e ai sindacati. Lo slogan lavorare meno per lavorare tutti nella attuale realtà italiana può essere tradotto: lavorare meno per non lavorare più.
Noi non dobbiamo piangere per i conti dell’INPS! Dobbiamo piangere perché non c’è lavoro per i ns. figli e non c’è lavoro per i nostri figli perché la Repubblica spreme il lavoratore dipendente come un limone. Spremi oggi, spremi domani, chi può se ne va in pensione MA chi resta a lavorare per pagare la pensione a quelli i cui contributi versati sono stati bruciati dalla cassa integrazione, dai pensionamenti anticipati, dai coltivatori diretti?
DOBBIAMO capire che non serve avere un costo del lavoro più alto che a Montecarlo? DOBBIAMO capire che tutti i ns. industriali che vogliano continuare a stare sul mercato, dovranno per costrizione portare le loro lavorazioni all’estero!
E così le evasioni ci saranno sempre, evasioni di tecnologie nostre,evasioni di nostri prodotti, evasioni di personale evasioni di miliardi di euro nascosti in Italia e miliardi portati all’estero; non sarà certo uno scudo fiscale a risolvere un problema, non può una goccia d’acqua pulita sanare un mare inquinato….pochi in paragone entreranno e tanti se ne spenderanno in attività giudiziarie, di polizia, controllo, accertamenti, lotta alla prevenzione, casi con il fisco spesso portati in aule di tribunali, ect ect
Ed allora portiamogli l’estero in casa:
1 per chi è tradizionale e mi riferisco alle PMI (piccole medie imprese) facciamo installare le loro nuove aziende nelle zone ove il PIL procapite è più basso, e facciamo pagare ai nuovi assunti un’aliquota molto bassa;
2 per chi è industriale italiano e per qualsiasi azienda ESTERA, creiamo una ZONA FRANCA
Arturo Di Mascio