Secondo i casi, il concetto di “turismo sostenibile” è diventato slogan, mito, dogma, facile alibi per l’inazione, pretesto demagogico, marchio commerciale, emblema ideologico o falsa illusione. Affinché non cada nell’impostura, questo termine necessiterebbe urgentemente di una nuova disciplina.
Lo sviluppo si svolge in condizioni di apertura e in uno stato di non equilibrio, è dinamico, non lineare, basato su discontinuità e cicli: ed è in costante cambiamento adattivo. L’aggettivo sostenibile si applica ad un universo statico, lineare, di equilibrio di sistemi chiusi, in uno stato di continuità o di progressione senza grossi scarti, resistente ai cambiamenti.
E non bisogna confondere lo sviluppo sostenibile con uno sviluppo sostenuto, assistito, sotto il palliativo di continue sovvenzioni, che rende ancora più fragile il futuro.
Inoltre, lo sviluppo sostenibile interpreta troppo spesso i bisogni, le aspirazioni e il sistema di valori delle generazioni future sulla base di semplici proiezioni tendenziali della situazione attuale, senza prendere in considerazione l’alta imprevedibilità inerente a sistemi complessi ed aperti e il fatto dell’innovazione come fattore determinante per l’emergenza di nuove risorse. Ma la ragione principale, è che non esiste più nello sviluppo attuale e in un mondo aperto, il classico equilibrio fra popolazioni, risorse e ambiente in un territorio stabile e chiuso che con il concetto di capacità portante, costituisce la base teorica dello sviluppo sostenibile. Popolazioni e risorse migrano entrambe in un mondo la cui caratteristica principale è divenuta la mobilità di ogni elemento e di ogni parametro. I territori si aprono e sono sempre più virtuali, nel senso che corrispondono molto raramente a unità amministrative precise o a zone ecologiche determinate; essi cambiano di natura e di rappresentatività secondo l’uso che è fatto delle loro diverse risorse. I territori attuali sono definiti e configurati dall’intensità delle interazioni funzionali, degli scambi e dei flussi, anche di carattere transnazionale, e sono da questi penetrati in modo e grado variabili spazialmente e temporalmente.
Finalmente il concetto di risorsa è del tutto antropocentrico. E’ una variabile dipendente nel tempo e nello spazio e non esiste se non nella rappresentazione e nella percezione che si ha di essa: questo è soprattutto vero per il turismo. Le risorse, così come i posti di lavoro, concetti associabili tra loro, non sono fissi, predeterminati, da suddividere e da distribuire, ma aumentano con l’innovazione e diminuiscono con la stagnazione.
Lo sviluppo non dipende più quindi dalla disponibilità di risorse naturali e locali, ma soprattutto dalla qualità, dalla responsabilità, dalla competenza e adattabilità delle risorse umane, ciò del resto è molto più stimolante. Anzi, è l’accento messo sulle risorse umane che può diminuire il loro impatto sulle risorse naturali.
Però, il caso del turismo ha delle specificità che rendono la condizione di sostenibilità, la rappresentazione delle risorse e anche il concetto di capacità portante molto originali, sempre che si interpretino in veste pragmatica e non ideologica. In questo senso, il turismo è quasi un prototipo delle tendenze nella nuova società aperta.
In primo luogo il turismo ha in sé i germi per il suo progressivo esaurimento e per la sua saturazione; ha una capacita intrinseca di autodistruggersi, di annientarsi, di degradare l’ambiente dal fatto stesso della presenza turistica, di livellare progressivamente le diversità culturali che creano turismo. E’ il ciclo di vita o il ciclo di trasformazione del turismo. Perché questo ciclo non sia ineluttabile, bisogna che l’uomo intervenga attivamente, coscientemente, costantemente, per aumentare la sostenibilità del turismo, per poterlo far durare nel tempo senza diminuire il suo livello qualitativo per residenti e ospiti. Inoltre, nella rappresentazione dei tre elementi che costituiscono il turismo, popolazioni locali, ambiente locale e turisti, ognuno è nello stesso tempo reciprocamente fruitore e risorsa assumendo così molteplici vesti. Si potrebbe dire che c’è un enorme sovrapposizione nella nicchia funzionale di questi tre elementi. Anche l’ambiente, risorsa sia dei residenti che degli ospiti pur con differenti riflessi, non potrebbe persistere come tale senza la gestione costante da parte della popolazione locale, o senza la capitalizzazione portata dai turisti. Queste sono le risorse di cui fruisce la risorsa ambientale. Ci sono due primi insegnamenti:
1) senza l’intervento dell’uomo non ci può essere sostenibilità, nemmeno per i cosiddetti ecosistemi naturali che hanno subito da tempo l’imprinting dell’uomo e che senza di esso non possono più funzionare;
2) la sostenibilità non può venire da una manutenzione rigida, da una conservazione fissa e non evolutiva, dalla resistenza ai cambiamenti. La sostenibilità dipende dall’attitudine e la disponibilità di adattamento ai cambiamenti. La sostenibilità è costante adattamento. E le tre condizioni essenziali per questo adattamento, le tre muse che lo ispirano, sono l’apertura, la diversità e l’innovazione. Sono anche le tre parole chiave per un turismo sostenibile.
DIAMOCI DA FARE PERCHE’ ALL’ITALIA, FORSE, BASTEREBBE SOLO IL TURISMO PER FARE VOLARE L’ECONOMIA.
Arturo Di Mascio