Il consiglio Ecofin ha affermato che:
“il funzionamento dello spazio Schengen è in grave pericolo e le difficoltà in cui si sta imbattendo la Grecia stanno danneggiando l’Ue nel suo insieme e devono essere risolte in modo collettivo”.
Laura Naka Antonelli sulle pagine di Wall Street Italia ci ha oggi aggiornato sulla questione greca, mettendo di nuovo i fari sul fatto che la repubblica ellenica è ancora in recessione. Di nuovo, dopo poco tempo. L’unione europea ha fato tre mesi di tempo ad Atene per superare le sue gravi mancanze nei confronti dei migranti. Siamo sempre lì. In una posizione in cui non c’è un vertice, non c’è posizione apicale che possa dichiarare si, garantirò che ogni paese faccia come dico io. Così come farebbe un qualsiasi presidente USA.
Consideriamo poi che la Grecia non sarà capace di fornire risposte adeguate e rischierà di essere esclusa agli accordi di Schengen. Se la Grecia poi dovesse passare così il testimone dei controlli al confine, rischierà di finire in una bolla d’immigrazione dalla quale i profughi non riusciranno ad uscire. E se consideriamo che Atene è diventata teatro di guerra a causa degli agricoltori – categoria che io per primo mi getterei a difendere, da padre, da imprenditore da persona pensante – allora mi viene da pregare e basta, perché non so, veramente, come possa uscirne questo paese da quest’ennesima grave coltellata.
Ecco il commento di un contadino greco sulle pagine del Guardian:
“Abbiamo detto che sarebbe stata guerra e lo dicevamo sul serio. Il governo deve scegliere tra noi e loro. Non ci arrendiamo di fronte a misure che metterebbero a repentaglio la nostra sopravvivenza. Soltanto le tasse che stanno proponendo ci ucciderebbero”.