La Brexit vince al referendum: la GB via dall’UE.
E’ stata una notte di fuoco quella che ha preceduto il giorno che verrà ricordato come il nuovo Indipendence Day. Dopo una notte di serrato testa a testa, ha vinto il Leave sul Remain.
“Dire che è un terremoto politico è riduttivo”, queste sono le considerazioni a caldo di un vincente Nigel Farage, portavoce di Ukip e a favore dell’indipendenza del Regno Unito, chiedendo poi le dimissioni del premier David Cameron.
Il primo ministro non si è fatto attendere: preso atto del risultato, è sceso in strada a Dowing Street e ha annunciato le sue dimissioni. Il negoziato di uscita sarà dunque guidato da un nuovo leader ma ha assicurato che sarà ancora primo ministro per i prossimi tre mesi.
Secondo il ‘sito della BBC, il Leave’ ha ottenuto il 51,9% dei voti e il ‘Remain’ il 48,1%. Per la Brexit hanno votato 17.410.742 elettori mentre per restare nell’Ue i voti sono stati 16.141.241. L’affluenza al referendum viene fissata al 72,2%.
A trionfare sono specialmente i quartieri popolari delle periferie, spaventati dalla globalizzazione, il voto di quella parte d’Inghilterra lontana dalle grandi città e che fatica a godere della propria fetta dei benefici dell’integrazione internazionale.
L’addio del Regno Unito colpirà negativamente l’economia e l’influenza internazionale del Paese. Le prime ripercussioni, già da questa mattina, con il crollo della sterlina, segnano i minimi dal 1985 sul dollaro. Si prevede inoltre che nel giro di un paio di anni Londra si troverà a dover innalzare le barriere tariffarie (dazi) sui prodotti esteri sui mercati internazionali, fatto che accadrà specularmente anche in altre aree economiche verso le quali, prima, vigevano trattati commerciali europei.
Tra tutte le conseguenze, ora in Europa si teme l’effetto domino degli altri paesi.
Ad ogni modo, per il momento il referendum sulla Brexit non è ancora legalmente vincolante, fino all’uscita formale si prevede che ci vogliano dai 2 ai 10 anni.