Ieri (11 gennaio 2018) leggendo l’articolo apparso su “Il Mattino di Napoli”, scritto da Francesco Mannoni, dal titolo “La finanza fa più paura della malavita”, la memoria mi ha riportato a ricordare le frasi, Continua a leggere
Lavoro: I giovani scappano dall’Italia. Per farli restare bisogna dargli la speranza del cambiamento.
I giovani italiani, sembrano essere senza speranza: sei su dieci pronti a lasciare il Paese. È quanto è venuto fuori dal recente Rapporto Giovani sul tema “mobilità per studio e lavoro” Continua a leggere
Economia: Pressione fiscale: Che fare? Di Mascio accenna la sua ricetta.
Dobbiamo una volta per tutte renderci conto che non si può più andare avanti con questa pressione fiscale che sta uccidendo l’economia italiana. Continua a leggere
Un Natale all’insegna di un patto tra economia e politica per un mondo migliore.
Lo scorso anno Papa Francesco diceva “Il Natale è la festa della speranza, perché Dio si fida di noi”. Ed eccoci che un altro Natale è arrivato, e l’anno sta finendo e siamo tutti, anzi dobbiamo tutti, essere pronti ad una nuova corsa, come velocisti ai blocchi di partenza. Continua a leggere
Pensare globale e agire locale.
La promozione del Benevento in serie A ha creato grandissimo entusiasmo tra i tifosi degli stregoni. Hanno fatto il giro del Web tantissime immagini particolari scattate dai supporters del Benevento acerrimi rivali dell’Avellino, come quelli che proponiamo in immagine.
Interventi importanti sono stati quelli della società ai microfoni di sky. Il direttore sportivo della società, Salvatore di somma, già storico giocatore e allenatore dell’Avellino, si è pronunciato così “partiti come una neopromossa che si affaccia per la prima volta in questa categoria, in cadetteria, siamo partiti così. Con dei dubbi, delle perplessità, con dei timori, delle preoccupazioni”. Il loro doveva essere in campionato volto a raggiungere una salvezza tranquilla. Poi invece “sono venuti fuori i valori tecnici e morali di questa squadra […], il valore di Marco Baroni e si è fatto sì di vincere questo campionato tramite i play-off con grandissimo merito”. Lo stesso Marco Baroni ha rilasciato una brevissima dichiarazione montata poi nel servizio: ha parlato di una squadra ancora neopromossa penalizzato soprattutto da più di qualche infortunio in una certa fase del campionato e che, proprio per questo, ha meritato la promozione.
Probabilmente il più significativo intervento ai microfoni dell’emittente è stato quello del presidente Oreste Vigorito, padre dell’energia eolica italiana: “ero a Benevento a fare una conferenza per le scolaresche sulle energie rinnovabili […] In provincia dove mi presentano delle difficoltà della società, che da poco veniva dal lodo Petrucci, chiedendomi di dare una mano come imprenditore del posto visto che ho alcuni impianti e investimenti in zona. Non fu amore a prima vista, anzi, mio fratello che mi accompagnava […] Mi diceva nell’orecchio “fai finta di non sentire”[…]”.
È certo che per chi svolge l’attività dell’imprenditore e ha una grande passione per il calcio, ma soprattutto per i giovani della sua terra, rimane un po’ di amaro in bocca per non essere riusciti – per il momento – a raggiungere un agognatissimo traguardo: quello degli allori calcistici. Ma per questo c’è ancora tempo e, come il Benevento insegna, certe ascese possono essere fulminanti. Per ora non ci resta che abbracciare questa grandissima massima del presidente Oreste Vigorito: “pensare globale e agire locale“.
Non resta che fare le più grandi congratulazioni alla società e soprattutto al suo presidente Oreste Vigorito con un affettuosissimo abbraccio da Arturo di Mascio. Da collega a collega, da tifoso a tifoso, da ammiratore a vip ci sono solo le congratulazioni per chi conosce tutte le avversità, i sacrifici ma soprattutto le gioie di chi giorno per giorno lavora con amore e dedizione per i propri obbiettivi, per il calcio, per lo sport e per i giovani. Andate avanti stregoni!
Poveri giovani italiani
Lo slogan di arturodimascio.it recita: AI GIOVANI MANCA LA SPERANZA IN QUESTO PAESE. QUELLO CHE POSSO FARE È CERCARE DI AIUTARLI A COSTRUIRSELA. Lasciamo tutto in maiuscolo, perché anche all’emozione va tributato il giusto. Abbiamo scritto spesso delle tragedie dei giovani ragazzi perché straziano il cuore.
Pietro Sanna, nato 23 anni fa a Nuoro, è stato ucciso a coltellate ieri a Londra. Suo padre Graziano è partito stamane per il posto in cui suo figlio è stato assassinato: l’appartamento che divideva con altri giovani. Scotland Yard sospetta che un ladro entrato in casa si sia approfittato di lui. L’avviso gli è stato recapitato da suo figlio maggiore, Giomaria, che aveva portato il suo fratellino nella capitale inglese. Lì, dopo qualche impiego saltuario è riuscito a essere assunto da un grande magazzino.
Si vive nell’attesa; parenti e amici di Pietro vogliono sapere cosa è accaduto ieri nell’appartamento del giovane che a luglio sarebbe dovuto rientrare in Sardegna. Teresa May ha confermato negli ultimi giorni il suo impegno a mantenere tutti i diritti per i cittadini europei in Inghilterra. Ma questo può essere considerato come uno degli effetti della Brexit? Pensiamoci per più di cinque secondi.
Ma non solo dall’estero ci giungono cattive notizie. È stato arrestato un ragazzo di un anno più grande di Pietro che faceva del male, però, a ragazzini molto più piccoli di lui.
Un 24enne della provincia di Cuneo, direttore sportivo di una squadra di calcio giovanile è stato arrestato perché cercava di irretire minorenni con profili social fake. Si spacciava per una ragazza per dare poi appuntamenti a tre in presenza di un ragazzo di 24 anni. Lui, appunto. Attualmente è agli arresti domiciliari perché nei suoi confronti è stata emessa ordinanza di custodia cautelare. Riusciva ad ottenere scatti hot dai ragazzini che ricattava, poi, per fare “ricarica” di questi contenuti.
2,5 miliardi da Google
Dovete comprare un nuovo pc perché il vostro non vi consente più di lavorare. Vi rivolgete ad un amico esperto negli acquisti che “googla” pc su Google Shopping. Che accade?
La Commissione europea colpisce il colosso Google con una multa da 2,42 miliardi di euro, la più alta sanzione mai comminata dall’Antitrust europeo per abuso di posizione dominante. Un po’ quello che accadde tanto tempo fa tra Monti e Bill Gates. Ora l’azienda ha 90 giorni per cambiare le sue pratiche commerciali, definite illegali da Bruxelles, relative a Google Shopping, che penalizza fortemente gli altri imprenditori commerciali iscritti al servizio, altrimenti sarà colpita da nuove multe pari al 5% del giro d’affari di Alphabet, la società madre che controlla tutte le attività del gigante del web, per ogni giorno di violazione del giudizio europeo. Decisione presa da Margrethe Vestager, commissario della Unione Europea per la Concorrenza. Google ha annunciato ricorso.
Sulle pagine di questo blog è già stata riportata una vicenda simile. Ad inizio 2016, infatti, abbiamo riportato che ammontava a 227 milioni di euro quello che la Guardia di Finanza richiedeva al colosso di internet.
Riporta repubblica.it: In concreto, Bruxelles ha condannato i servizi di Google Shopping dopo sette anni di indagine approfondita perché ritiene che questi abbiano dato sistematicamente maggior risalto al suo servizio di comparazione degli acquisti: quando un utente cerca su Google un prodotto, il suo servizio di shopping gli propone le varie possibilità accanto ai risultati in alto, quindi molto visibili. I servizi di comparazione degli acquisti dei suoi rivali sono invece lasciati nella colonna dei risultati generici. “Le prove dimostrano che il competitor messo maggiormente in risalto compare soltanto a pagina 4 dei risultati”, scrive la Commissione. Il problema è che i consumatori cliccano molto più spesso sui prodotti più visibili, e quindi su quelli sponsorizzati da Google. I numeri non lasciano dubbi, spiegano i regolatori europei: i risultati sulla prima pagina guadagnano il 95% di tutti i click, quelli sulla seconda solo l’1%. Per la Vestager quindi “Google ha abusato della sua posizione dominante sul mercato della ricerca per promuovere il suo servizio di comparazione dello shopping, declassando quelli dei suoi concorrenti” negando loro la possibilità di competere e di innovare e negando ai consumatori europei una scelta completa e imparziale dei servizi.
La riflessione alla fine di questo articolo è: visto che abbiamo appurato che Google ci deve almeno 227 milioni di euro e che sicuramente 2,4 miliardi almeno andranno nelle tasche della UE, potremmo sperare che i fondi INPS, che andranno sotto zero alla fine di quest’anno di 11,2 miliardi, verranno risanati?
Il napoletano H.J. Woodcock
Nell’inchiesta Consip rimane coinvolto anche il pubblico ministero napoletano Henry John Woodcock, accusato di aver passato alcuni atti dell’inchiesta al Fatto Quotidiano. Quando l’indagine sulla centrale unica acquisti della pubblica amministrazione passò a dicembre da Napoli a Roma, il giornale diretto da Travaglio pubblicò alcune carte coperte dal segreto.
Questo fatto rivelerebbe che dietro la fuga di notizie ci sia il pm napoletano che era titolare del fascicolo. Da accusatore ad accusato, in parole povere. Questo fatto, ancora, diventa un parallelismo con la vicenda riportata da l’uomo è un dio mancato scritto da Arturo di Mascio anche per scagionarsi dalle accuse ricevute in passato, accuse dalle quali può scagionarsi così come dimostrato tra le pagine del libro in cui più di un giudice riesce a fare -da solo- brutta figura per quanto riguarda la gestione della giustizia in Italia.
Se questo è un paese nel quale un pm può apertamente non fare il suo lavoro, che garanzia hanno i cittadini onesti?
Avviene esattamente questo dell’inchiesta madre -la cui titolarità è passata poi a Roma da Napoli- che ha portato all’arresto dell’imprenditore Alfredo Romeo e al coinvolgimento di nomi altisonanti, come quello del ministro Luca Lotti e il padre di Matteo Renzi.
Il fatto quotidiano riporta però anche i nomi di altri eccellenti accusati come Saltalamacchia e Tullio del Sette, rispettivamente comandante della Legione Toscana e comandante generale dell’Arma. Indagata anche la conduttrice di Chi l’ha visto, Federica Sciarelli.
Della Valle vende Fiorentina
La società è messa in vendita dai Della Valle. Chi conosce Di Mascio non può non conoscere la sua sensibilità al valore economico (e quindi sociale) del calcio. Basta guardare le pagine de L’uomo è un dio mancato.
Se qualcuno pensa di poter fare meglio, si accomodi. Così la società risponde ai tifosi. Una pugnalata al cuore per un club che ha sempre entusiasmato.
Se, come si auspica e si spera, ci sarà un progetto fatto da “fiorentini veri”, questi troveranno massima apertura e disponibilità da parte della Proprietà, come ennesimo attestato di rispetto nei confronti della Fiorentina e della città di Firenze. La Società sarà nel frattempo gestita con attenzione e competenza dai suoi manager, i quali hanno tutta la stima necessaria della Proprietà e che, come sempre, lavoreranno con il massimo impegno possibile.
Anche il sindaco della città, Dario Nardella, successore di Matteo Renzi, si è espresso in merito: in questo momento difficile, faccio un richiamo a tutte le forze della città e alla proprietà a usare la testa e il cuore e non la pancia. La Fiorentina è un patrimonio troppo grande per essere oggetto di scontri e polemiche. Come sindaco sento il dovere di lavorare esclusivamente per proteggere questo patrimonio. Sulla realizzazione del nuovo stadio il Comune andrà avanti senza se e senza ma.
Si vocifera, dopo la cessione di Kalinic al Tianjin, di una cordata cinese per rilevare le quote societarie. Un altro blocco d’Italia (e del mondo) venduto al paese dell’estremo oriente?
Sesto San Giovanni: tra Molotov, Von Paulus e Ribbentrop? Metafora dei ballottaggi
Se ne sono occupati oggi pomeriggio a Tagadà i gentili ospiti di Tiziana Panella.
Sesto San Giovanni non c’entra nulla con Stalingrado. Bertinotti fa un’analisi molto oculata (è esperto, del resto) della “mutazione genetica” della cittadina parafrasando Tomas Elliot. Ultimamente si paragona Sesto S.Giovanni alla città che oramai è stata “ceduta al nemico”. Ma andiamo per gradi seguendo proprio la ricostruzione del segretario.
Moltissimi comuni italiani hanno scelto, nel weekend appena trascorso, i loro nuovi amministratori. Gli abitanti storici di Sesto San Giovanni iscritti alle sedi del PCI erano la metà di tutta la popolazione comunale (Bertinotti ha parlato di 16-17 mila tesserati). E ora, dopo una fase moderata, pare che anche lo zoccolo più indurito degli elettori del paese abbia deciso che è ora di smetterla con questa sinistra. Stalingrado è utilizzata come metafora per indicare una fazione capitolata. Eppure il ricordo di Stalingrado (con El-Alamein e Pearl Harbor) è l’esempio di rivalsa, di riconquista. Soprattutto di quella comunista.
Parla di invasione clandestina e molti intervistati indicano la mala gestione dell’immigrazione come il vero e proprio indice e motivo della sconfitta rossa in quelle terre. In realtà, queste elezioni hanno evidenziato solo due parametri: la totale mancanza del M5S a livello amministrativo e il nuovo quadro. Un quadro in cui oramai non ci sono più i vecchi confini. Non ci sono più regioni rosse, verdi o blu.
Gli elettori di sinistra hanno votato con i piedi. Non nel senso che hanno votato male ma nel senso che hanno deciso una direzione, seguendo il flusso. Più che discutere di leadership è importante dove si vuole andare. Con questa bella metafora Fausto Bertinotti ha spiegato il voto di sinistra a Sesto e, in generale, in tutto il paese. Questo potrebbe spiegare la rimonta del centro destra, dove, con due leader che, per un motivo o per un altro non esercitano più tanto il loro carisma quanto la loro preoccupazione verso i temi che stanno loro a cuore, la discussione su quanto fare è sempre più al centro della vita sociale. Soprattutto, questo spiega anche la scomparsa del monolite grillino, dove oramai il culto della personalità ricorda tanto quello dell’antica Roma.
É vero, l’immigrazione va controllata. Questo è uno slogan che viene ripetuto spesso e volentieri sulle pagine di questo blog. La sua applicazione si è riscontrata in Sicilia dove il sindaco uscente non trova la riconferma e si ferma addirittura al terzo posto. Nonostante le onorificenze. Nonostante Obama.