I sopravvissuti della strage di Orlando, molti dei quali ancora in ospedale, si trovano adesso ad affrontare il trauma della fortuna di essere ancora vivi.
Hanno raccontato ai giornalisti degli spari che hanno squarciato l’ambiente, nonostante la musica ad alto volume, la fuga, le disperate richieste di aiuto, le morti che alcuni di essi hanno dovuto inscenare per scampare al killer, Omar Mateen, e soprattutto, dover assistere alla morte di amici e sconosciuti.
“The guilt of feeling lucky to be alive is heavy ” Patience Carter, una dei feriti della strage, ha raccontato al New York Times di sentirsi colpevole per essere sopravvissuta alla sparatoria, mentre la sua amica è stata uccisa davanti ai suoi occhi.
Mentre i sopravvissuti si concentrano sul loro processo di guarigione, le vittime sono ormai state tutte identificate. L’FBI non si da tregua sulle ricerche di nuove informazioni sulla dinamica dei fatti e sul motivo che abbia potuto spingere Omar Mateen, 29 anni, deceduto nella sparatoria con la polizia, a compiere tale strage. Al momento una degli indagati principali è Noor Salman, la compagna del killer, che avrebbe ammesso di aver saputo in anticipo del piano omicida del marito e perfino di averlo accompagnato nel negozio di armi vicino casa loro a Port St. Lucie dove Mateen ha acquistato il potente fucile usato per la strage. E ora rischia di finire in carcere per non aver dato l’allarme.
Non solo, durante la mattanza, nei momenti concitati della contrattazione con la polizia poco prima dell’irruzione, Mateen l’avrebbe addirittura chiamata.
Già in passato il killer aveva espresso odio verso i gay, le minoranze e gli ebrei, e aveva rivendicato legami con gruppi terroristici islamici. Durante l’assedio nella discoteca, ha dichiarato inoltre fedeltà allo Stato islamico. Ma gli investigatori sono stati anche esaminando attentamente delle voci che affermano che la sparatoria potrebbe essere stata addirittura motivata da una certa confusione sessuale dell’uomo: diversi testimoni hanno infatti raccontato che frequentava la scena gay da diversi anni. In risposta a ciò si è espressa la sua ex-moglie, Sitora Yusufiy, dicendo che Mateen le aveva confermato di aver frequentato discoteche prima del matrimonio ma non li aveva descritti come club gay.
Il massacro di Orlando continua a dominare anche la campagna elettorale americana, con Donald Trump che non perde occasione per attaccare Obama e, indirettamente, Hillary Clinton, sua avversaria alle presidenziali di novembre. “Obama è più arrabbiato con me che con l’autore della strage” ha affermato, come riporta La Repubblica, poche ore dopo che il capo della Casa Bianca aveva messo sotto accusa la sua retorica anti-Islam. Riferendosi sempre a Obama, che ha invitato a non criminalizzare un’intera religione, il Trump ha inoltre insistito sul fatto che bisogna chiamare le cose con il loro nome per poterle affrontare: “Il problema si chiama radicalismo islamico”.
da nbcnews.com