Ritengo necessario affrontare seriamente e concretamente affrontare il tema dell’attuale sistema tributario, perché il cittadino contribuente, quando si deve difendere con il fisco, non si trova in una posizione processuale di parità.
Non voglio parlare di “Equitalia” anche perché penso che se ne sia parlato abbondantemente, e che vada completamente eliminata dal panorama fiscale italiano. E’ stata una scelta, questa istituzione, a dir poco ai limite dell’illegalità, e anche se sembra assurdo ciò che affermo, dei diritti umani, alimentando suicidi, instabilità familiari e fallimenti aziendali, utilizzando il sistema di “usura legalizzata ed appropriazione indebita delle proprietà altrui”.
Con la modifica dell’art. 111 della Costituzione che, ha introdotto il “giusto processo”, applicabile anche al “processo tributario”, deve far si che tutti gli operatori del settore contribuiscano a modificare l’intera disciplina del processo tributario.
“Ogni processo si svolge nel contraddittorio fra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata.”
Quindi il principio c’è. Manca solo che si deve adeguare e renderlo applicabile anche il moderno processo tributario, per evitare possibili, future eccezioni di incostituzionalità, che peraltro già ci sono state.
Il “giusto” processo serve a salvaguardare le parti in causa, e pertanto a non penalizzare nessuno, a fare giustizia, specie per le parti più deboli che devono poter far valere il diritto di difesa (art. 24 della Costituzione) che deve sempre conciliarsi con l’esigenza dello Stato di riscuotere le imposte (art. 53 della Costituzione). Le giuste ed eque imposte.
Bisogna tenere conto anche dello Statuto dei diritti del contribuente (legge n. 212 del 27 luglio 2000).
E’ fuorviante non ammettere che oggi ci troviamo di fronte ad un’instabilità crescente dell’ordinamento tributario che crea incertezze e costi sempre più alti, tasse sempre più inique e inutili che diminuiscono gli investimenti e il potere d’acquisto dei cittadini dando l’immagine dello stato sempre più “vampiro”, e servizi sempre meno efficienti.
Siamo arrivati al punto che è luogo comune pensare che sia giusto “evadere per vivere”. E poi ci sono i continui cambiamenti in corso delle regole del fisco ed il susseguirsi di norme introdotte da fonti sempre diverse. Il contribuente vive nel terrore dell’esattore alla porta, del messaggio sul cellulare, dei sequestri senza regolare processo civile per debiti, etc.
Per non parlare della tormentata vicenda degli studi di settore, redditometri vari e degli indici di normalità economica.
Comunicazione di nuove leggi fiscali attraverso comunicati stampa o telegiornali, come se fosse obbligatorio per legge che il contribuente deve leggere i giornali o vedere la TV. ASSURDO!!!
Una sentenza della Commissione tributaria regionale della Puglia n. 80/9/07 del 19 giugno 2007 ha stabilito che non ha alcuna valenza giuridica il comunicato stampa con cui l’ufficio tributi di un Comune interpretava il regolamento ICI; effetto retroattivo dei nuovi valori utilizzabili in tema di valutazione di immobili, ai sensi dell’art. 1, comma 307, della Legge 296 del 2006 e successivamente nella controversa tassa IMU, a mio giudizio iniqua almeno per i redditi meno abbienti, sulla prima casa e laddove sussiste un mutuo (sempre prima casa).
E’ assolutamente necessario ed urgente l’applicazione di un codice di diritto tributario che deve garantire un più tranquillo e trasparente rapporto tra Stato e contribuente.
In Parlamento sono stati presentati nel corso degli anni vari progetti di legge di riforma del processo tributario e non ultimo nel 1996 il Governo si impegnava a presentare in tempi rapidi un apposito disegno di legge volto a razionalizzare ed integrare la disciplina e l’organizzazione del contenzioso tributario. e quindi con Decreto 27 febbraio 1997 del Ministro Visco, veniva nominata un’apposita Commissione dai cui lavori derivava il c.d. “Progetto Marongiu”.
Ma a tutt’oggi, nonostante la scellerata esperienza del governo Monti definito dei tecnici, che io invece chiamo dei “tecnocrati” che non ha prodotto nulla, anzi solo danni enormi al contribuente opprimendolo di tasse inique, tutte le iniziative parlamentari sul tema si sono arenate.
A questo punto, ritengo opportuna una urgente, radicale e più moderna riforma del processo tributario e mettere in campo tante proposte per una seria riflessione sul tema, che eventualmente potrebbe concretizzarsi in una proposta di legge ad iniziativa popolare, ai sensi dell’art. 71, secondo comma, della Costituzione .
Oltretutto, la presente riforma sarebbe a costo zero, a differenza di tante fantasiose proposte di legge presentate dai nostri parlamentari, che, se realizzate, porterebbero via dalle casse dello Stato milioni e milioni di euro.
Quindi bisogna analizzare seriamente e in fretta principali istituti processuali che dovrebbero essere riformati per un giusto processo tributario, in modo da ottenere una effettiva tutela del cittadino – contribuente, senza il ricorso ad inutili ed illegittimi scioperi fiscali.
Arturo Di Mascio