La crescita economica ha rallentato di nuovo nel quarto trimestre a causa degli effetti collaterali del deleveraging finanziario all’inizio dell’anno e del commercio tra Cina e Stati Uniti, che continuano a pesare sull’attività economica.
Sebbene l’allentamento delle politiche impedisca di rallentare drasticamente l’economia e il rallentamento sembra essere gestibile per ora, i rischi stanno aumentando. Per sostenere l’economia, le autorità cinesi dovrebbero alleggerire ulteriormente le condizioni fiscali e monetarie quest’anno, come sottolineato nella Conferenza sul lavoro economico centrale di dicembre. Inoltre, anche se i negoziati commerciali con gli Stati Uniti sembrano fare progressi, la scadenza di marzo per le nuove tariffe si profila senza risultati concreti ancora sul tavolo.
L’economia cinese ha sperimentato una crescita sorprendente negli ultimi decenni che ha catapultato il paese a diventare la seconda economia più grande del mondo. Nel 1978, quando la Cina avviò il programma di riforme economiche, il paese si classificò al nono posto in termini di prodotto interno lordo nominale (PIL) con 214 miliardi di dollari; 35 anni dopo è salito al secondo posto con un PIL nominale di 9,2 trilioni di dollari.
La Cina ha resistito alla crisi economica globale meglio della maggior parte degli altri paesi. Nel novembre 2008, il Consiglio di Stato ha presentato un pacchetto di incentivi di 4.0 trilioni di CNY (585 miliardi di dollari) nel tentativo di proteggere il paese dai peggiori effetti della crisi finanziaria. Il massiccio programma di stimolo ha alimentato la crescita economica principalmente attraverso massicci progetti di investimento, il che ha scatenato la preoccupazione che il paese avrebbe potuto accumulare bolle speculative, sovrainvestimenti e eccesso di capacità in alcune industrie. Data la solida posizione fiscale del governo, le misure di stimolo non hanno fatto deragliare le finanze pubbliche della Cina. La recessione globale e il successivo rallentamento della domanda hanno tuttavia colpito gravemente il settore esterno e l’avanzo delle partite correnti è costantemente diminuito dopo la crisi finanziaria.
Pertanto sebbene le autorità si baseranno sul sostegno della politica fiscale e monetaria per evitare un brusco rallentamento, la scala dello stimolo politico sarà piuttosto limitata rispetto a precedenti iniziative. I partecipanti a Focus Economics vedono l’economia crescere del 6,2% nel 2019, che è in calo di 0,1 punti percentuali rispetto alle previsioni del mese scorso, per poi rallentare leggermente al 6% nel 2020.
Arturo Di Mascio