Ieri (11 gennaio 2018) leggendo l’articolo apparso su “Il Mattino di Napoli”, scritto da Francesco Mannoni, dal titolo “La finanza fa più paura della malavita”, la memoria mi ha riportato a ricordare le frasi, che ho letto tempo fa, dette da Franklin Delano Roosevelt, 32° presidente degli Stati Uniti d’America: “Avevano cominciato a considerare il governo degli Usa come una mera appendice dei loro affari.
Ora sappiamo che il governo esercitato dalla finanza organizzata è altrettanto pericoloso del governo della malavita organizzata” – e ancora – “Nell’attività bancaria e negli affari bisogna mettere fine a condotte che troppo spesso hanno portato istituzioni rispettabili a somigliare alla peggiore delinquenza”.
Da qui traggo le mie considerazioni, a prescindere da ciò che racconta Robecchi in “Follia maggiore” e le considerazioni di Markaris, autore di romanzi gialli che si accostano in realtà a storie sociali. Aggiungerei anche Cristiano Pasquini con il suo “Il condominio del male” dove si intrecciano sempre e comunque storie legate a presenza di una finanza che di etico non ha nulla, ma si lega a politica ed economia di dubbia trasparenza.
Io da uomo di finanza internazionale, trader da oltre 25 anni e con l’esperienza americana credo che finanza ed etica possono e devono contrarre matrimonio.
Nel mio piccolo io già lo faccio da sempre.
Quindi una finanza che travalica le zone grigie, si tiene lontano e opera si per interessi dei suoi giocatori, ma cerca dove allocare le risorse in base anche a valutazioni etiche o morali.
Per esempio: la microfinanza (soprattutto il microcredito) si rivolge alle fasce di popolazione più deboli e può dare respiro a tante fasce della popolazione aiutando a tenere lontano dalla tentazione del “guadagno facile delinquendo”
E poi l’investimento etico, gestendo flussi finanziari raccolti attraverso i fondi comuni per sostenere investimento nel campo dell’ambiente, dello sviluppo sostenibile, dei servizi sociali, della cultura e della cooperazione internazionale.
“Potrai avere qualunque cosa tu desideri nella vita se solo aiuterai un numero sufficiente di altre persone ad ottenere ciò che vogliono.” Zig Ziglar
Con questa frase di Zig Ziglar, voglio introdurre due parole sul “Capitalismo solidale”, un modo di fare impresa, di fare profitti in perfetta armonia con l’ecosistema e cioè, con sistemi di redistribuzione degli utili legandosi ai meriti, dove ognuno guadagna per quello che fa e contribuisce alla crescita dell’economia aziendale o di un Paese che significa anche benessere per tutti.
Pertanto, sviluppo, aumento dell’occupazione, maggiore richiesta di beni e servizi, e quindi conseguente offerta e produzione, e cosi via, via, aumento dei consumi. In pratica il successo di ognuno è legato al successo di altre persone, così si innesca un meccanismo contrario del ” mors tua vita mea “.
Quindi vi è una parte di operatori finanziari, o meglio di finanza che è tristemente legata alla malavita, o agisce senza scrupoli calpestando le persone, ma criminalizzarla totalmente è veramente fuori luogo.
Oggi vi è più umanità nell’ambiente finanziario e sempre più vi è la tendenza di ogni imprenditore finanziario e/o bancario e/o comunque diciamo in termini semplici “il ricco” ad avere un occhio per chi sta peggio.
La malavita è “malavita”. Cerca di sempre di intrufolarsi per riciclare denaro sporco o per appropriarsi di fette di mercato, ma non è questa “la finanza” che io conosco.
Arturo Di Mascio