Erasmus: 7 italiane perse

Torniamo a parlare di tragedie, anche giovanili. Torno a parlare di programma Erasmus (sebbene molto alla larga) perché di sette vittime italiane in Catalogna il cento per cento appartenevano al programma. E non solo. Altre sei vittime erano come loro dirette a Barcellona da Valencia dopo una festa popolare.

Il premier ci ha fatto sapere tramite social network che è andato ad abbracciare i feriti e le famiglie delle vittime assistite dalla Farnesina e dagli ambasciatori italiani.
Dopo la festa della donna, festeggiata nemmeno tre settimane fa, non vorrei dover arrivare ad istituire la festa degli studenti. Si perché certi generi di memorie popolari diventano norma a seguito di grandi perdite.

Nera ironia, ma non a caso e non per crudeltà. Ricordiamo i nostri figli morti in Egitto e negli altri paesi stranieri come effetto collaterale della loro formazione. Formazione che in un paese come gli Stati Uniti avviene in territori con unità linguistica, politica e monetaria.

Da noi, invece, si è fortunati se c’è la terza.
È importante importare il know-how, è vero. L’ho sempre sostenuto e lo ribadisco con forza. Ma se non ci sono controlli, beh …
Ci sarebbe da tornare indietro di una pagina, a quella grave nota alla buona uscita di Patuano – da dirigente, non da imprenditore, secondo la legge italiana – e decidere di rivolgere altrove sforzi economici.

Tredici vittime, di cui sette italiane, morte per la sonnolenza di un autista che forse lavorava troppo.

da ilsole24ore.com

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