L’effetto Donald Trump, dunque, non c’è stato. Trump è riuscito per mesi a conquistare le prime pagine di tv e giornali con battute e sparate spesso oltre i limiti dell’insulto ma non sembra aver convinto la maggioranza degli elettori repubblicani dell’Iowa. Per una volta “modesto”, nel suo discorso del dopo-voto ha detto di essere comunque soddisfatto del secondo posto e di “essere pronto a conquistare New Hampshire e South Carolina”, i prossimi Stati in palio. Ad una rapida occhiata della mappa elettorale dell’Iowa, Trump ha ottenuto buoni risultati nelle zone rurali dell’Est e in quelle urbane dell’Ovest (Sioux City). La carica di rabbia populistica e di anti-politica che la sua candidatura ha portato in questi mesi non si è però tradotta in voti. A Trump, soprattutto, è mancato l’appoggio dei gruppi evangelici che rappresentano uno dei pilastri elettorali del G.O.P. da queste parti. – commenta così il Fatto Quotidiano.
Certo, le sue posizioni volutamente esasperate ci avevano fatto pensare ad un popolo americano capace di guardare nelle forme retoriche per vedere i reali bisogni di un paese che include tutte le sfaccettature dei popoli occidentali. E invece ancora una volta stiamo a guardare il dilaniarsi di un background democratico che per pochissimi punti – 5 in totale! – assegna la vittoria ad Hilary Clinton. Una vittoria che non sa di vittoria; né nei confronti della controparte repubblicana, né nei confronti di Bernie Sanders.
Il voto in Iowa per i repubblicani ha mostrato uno scenario in qualche modo prevedibile. Se religiosi e social conservatives si allineano con Cruz, Trump pesca soprattutto nella classe media e nella working class bianca, in aree poco politicizzate e sensibili al fascino televisivo e al richiamo populistico di Trump.
Non che avessimo visto in Trump un faro nel buio per le sue tendenze ma, ancora una volta attenderemo stati con una diversa conformazione sociale per sperare – anzi, attendere – in una lezione di autonomia e acume da parte degli elettori USA.