Stamane le televisioni – senza distinzione di quartiere – indicavano il connubio delle nette perdite di tutti gli indici più importanti con l’emergere della crisi diplomatica (e umanitaria) tra il cuore del mondo sciita e quello sunnita. Arabia Saudita e Iran. Ecco un articolo di Daniele Chicca da Wall Street Italia:
MILANO (WSI) – Dopo un’avanzata del +13% nel 2015, la Borsa di Milano non riesce ad allungare i rialzi e resistere all’ondata ribassista proveniente dall’Asia. Il Ftse MIB ha chiuso in calo del 3,2% a 20.733,81 punti. L’azionario cinese ha visto una chiusura anticipata per via di una grave perdita del 7%. In seguito l’azionario giapponese ha archiviato la prima sessione dell’anno in calo del 3,1%.
Dietro al crollo delle borse asiatiche c’è il crescente timore di un rallentamento della seconda economia al mondo. L’indice Caixin/Markit Pmi del mese di dicembre è sceso a 48,2 punti dai 48,6 di novembre. Si tratta del quinto mese di flessione consecutivo per l’attività manifatturiera in Cina. Inoltre gli investitori sono preoccupati per la prossima abolizione del divieto di vendite allo scoperto sui mercati e di cessione di partecipazioni azionarie per i grandi azionisti.
A Piazza Affari osservate speciali sono sempre le banche e il titolo Ferrari, all’esordio nell’indice italiano. Secondo quanto mostrato da un tender inviato alle società del credito d’Europa, l’autorità di regolamentazione dell’Unione Europea ha da parte il budget necessario per salvare dal fallimento dieci banche al massimo nei prossimi quattro anni.
Tra gli altri mercati petrolio in rialzo anche del 3% a un certo punto, sulla scia delle montanti tensioni geopolitiche in Medioriente, dove si sono interrotte le relazioni diplomatiche tra Arabia Saudita e Iran dopo che i primi hanno giustiziato un imam sciita accusato di terrorismo.