Easyjet, come previsto, è stata una delle compagnie che ha velocemente sentito gli effetti della Brexit. Come mai? Per due ragioni: è una compagnia britannica e, soprattutto, è una compagnia low cost. O, magari, lo era. Quello che ha lanciato è un profit warning, ovvero un allarme sul guadagno. Secondo la compagnia, il referendum che ha decretato l’uscita del Regno Unito dall’Ue creerà incertezza tra i suoi clienti causando un calo dei ricavi almeno del 5% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. E per una compagnia inglese, ovvero sia per una società abituata a crescere esponenzialmente, è un durissimo colpo. Qualcosa che le nostre attività hanno dovuto subire ferocemente per quasi dieci anni. Il titolo Easyjet in tre anni accelererà al ribasso con una perdita del 18%.
Stamane, il presidente della Repubblica ha avuto parole di conforto per le economie del Mediterraneo. Il 2015 segna il primo recupero del Mezzogiorno che registra un aumento del PIL dopo sette anni di cali consecutivi ininterrotti, secondo Istat. L’aumento è più marcato nel settore agricolo con un +7%.
Come temuto da diversi analisti, Brexit è invece un incubo le banche italiane, con i titoli sempre più in vendita che portano ad esempio Unicredit a valere ora meno due euro. George Soros ha scritto in un’opinione scritta per Project Syndicate che: “In Italia, un calo del 10% sul mercato azionario a seguito del voto Brexit indica chiaramente la vulnerabilità dell’Italia all’esplosione di una crisi bancaria”.
La mia opinione è facile da leggere e, anche, da indovinare. Analisti o presidenti, è il caro vecchio “rimboccarsi le maniche” che rende fattibile la vita sociale.