Whatsapp aumenta la sua sua sicurezza. Ecco cosa succede.

Chiunque avrà notato che negli ultimi giorni, con l’aggiornamento di Whatsapp è comparso un breve messaggio che indica che tutti i nostri messaggi saranno criptati. L’annuncio è arrivato direttamente da un post del fondatore di WhatsApp, Jan Koum, che non ha nascosto la sua soddisfazione in merito all’obbiettivo raggiunto: «Sono orgoglioso che il nostro team abbia raggiunto questo traguardo: d’ora in poi ogni messaggio, foto, video, file e messaggio vocale inviato sarà criptato di default se il mittente e il destinatario useranno entrambi l’ultima versione della nostra applicazione. Anche le chat di gruppo e le chiamate vocali saranno criptate».
Ciò significa che l’interfaccia dell’applicazione di per sé non è cambiata ma l’utilizzo della modalità “end to end” permetterà dunque di poter conversare e scambiare file e fotografie in maniera del tutto sicura.

da nexquotidiano.it

da nexquotidiano.it

Quando infatti si utilizza una “end to end encryption” solo gli interlocutori sono in possesso della chiave di crittografia (che è già presente nei device che inviano e che ricevono) dei messaggi che vengono inviati, e quindi i server ospitanti (in questo caso Whatsapp) hanno solo il compito di trasportare i dati senza esserne in grado di decodificare il contenuto.
Una mossa sicuramente rassicurante per il pubblico, ma che è arrivata in un momento abbastanza particolare per il mondo della tecnologia. Non dimentichiamo i dissidi di qualche tempo fa tra Apple e Fbi in seguito alla violazione di un iPhone di San Bernardino da un hacker contattato dai federali. Dietro questa scelta di aumentare il livello di sicurezza, il creatore di Whatsapp, che, ricordiamo, adesso appartiene a Facebook, non ha di certo nascosto che ci sia il caso sopracitato.  «Riconosciamo il lavoro importante delle forze dell’ordine nel tenere le persone al sicuro – scrive Koum nel post ufficiale di WhatsApp – ma gli sforzi per indebolire la cifratura dei dati espongono le informazioni delle persone all’abuso di cybercriminali, hacker e Stati canaglia» e aggiunge poi «Le persone meritano sicurezza perché è la sicurezza ci permette di connetterci con chi amiamo. Ci permette di comunicare informazioni sensibili con colleghi, amici o altri. Siamo felici di fare la nostra parte nel mantenere le informazioni delle persone fuori dalla portata di hacker e criminali informatici».

Da padre di famiglia onestamente non mi sento molto rasserenato, ma da imprenditore sento già il peso del passo in avanti.

80 euro per le pensioni? Renzi vende tappeti

Un momento della manifestazione di Cgil-Cisl-Uil per chiedere la riforma della legge Fornero sulle pensioni con un corteo in bicicletta da Porta Susa a Piazza Castello a Torino, 2 aprile 2016. Fonte: ansa.it

Un momento della manifestazione di Cgil-Cisl-Uil per chiedere la riforma della legge Fornero sulle pensioni con un corteo in bicicletta da Porta Susa a Piazza Castello a Torino, 2 aprile 2016. Fonte: ansa.it

E’ l’espressione che Renato Brunetta ha utilizzato per descrivere l’ennesima manovra del nostro premier utilizzata per ingannarci. Un po’ come gli imperatori romani coi giochi in arena quando mancava il pane.

Stavolta pensa ai pensionati. Ricordate il bonus di 80 euro per i dipendenti? Stessa cosa. Peccato che i lavoratori dipendenti in Italia siano solo una frazione delle partite IVA, di tutti quei lavoratori autonomi che compongono l’ossatura del paese.
E con tutti questi contratti a prestazione occasionale di lavoro, lavoratori a progetto, giovani in stage e quant’altro, aggiungere 2 milioni di bonus ad ottanta euro a una cifra ancora bassa (cifra che ignoro – mi perdonerete) di potenziali elettori del Partito Democratico si dimostra essere nient’altro che una manovra di comunicazione. Comunicazione e nient’altro.

Se Renzi contattasse una concessionaria di affissioni pubblicitarie otterrebbe lo stesso effetto. Probabilmente utilizza gli anziani del nostro paese come manifesti. Non so che altro pensare.
Un mero venditore di tappeti, come lo ha chiamato Brunetta. Non c’è nient’altro da dire.

La ciliegina sulla torta? Si tratta dell’ennesimo finanziamento in deficit. Illustro l’espressione per tutti quelli che continuano a seguirmi e si pongono sempre tante domande su locuzioni che usano i giornalisti senza però far capire ai lettori di cosa si tratti.
In particolare, eseguire un’operazione in deficit vuol dire indebitarsi quando si è già indebitati. Faccio un esempio: poniamo il caso di essere membri di una famiglia indebitata per mutuo e che non abbia i soldi per iscrivere il figlio ad un’attività sportiva. Improvvisamente, mentre siamo in strada, la nostra attenzione viene colta da un’offerta – un po’ surreale – di fornitura annuale di merendine con olio di palma. Che facciamo? Andiamo dalla stessa banca con cui abbiamo aperto il mutuo di cui sopra e finiamo per indebitarci una seconda volta per pagare la fornitura di merendine.

Non c’è bisogno di commentare il risultato.

17 aprile: andiamo a votare?

Leggo sulle pagine de l’Espresso una spiegazione molto lineare riguardo l’annoso problema delle estrazioni di petrolio nei nostri siti paesaggistici. Vorrei riportarne il testo di Stefano Vergine: “Gli elettori dovranno votare su una questione piuttosto tecnica. Dovranno decidere se i permessi per estrarre idrocarburi in mare, entro 12 miglia dalla costa, cioè più o meno a 20 chilometri da terra, debbano durare fino all’esaurimento del giacimento, come avviene attualmente, oppure fino al termine della concessione. In pratica, se il referendum dovesse passare – raggiungere il quorum con la vittoria del sì – le piattaforme piazzate attualmente in mare a meno di 12 miglia dalla costa verranno smantellate una volta scaduta la concessione, senza poter sfruttare completamente il gas o il petrolio nascosti sotto i fondali. Non cambierà invece nulla per le perforazioni su terra e in mare oltre le 12 miglia, che proseguiranno, né ci saranno variazioni per le nuove perforazioni entro le 12 miglia, già proibite dalla legge“.

Come notiamo in figura, la più grande concentrazione di siti di estrazione è localizzata al largo del litorale adriatico, su cui normalmente si riversano i villeggianti delle aree settentrionali e orientali del paese. E non solo. Buona parte di questi giacimenti si concentra in aree particolarmente soggette a fenomeni di immigrazione come il sud della Sicilia, Calabria e il mare al largo di Brindisi. Non mi è difficile pensare quanto attività svolte su piattaforme di escavazione vicine alla costa possano intralciare il lavoro che la protezione civile e enti affiliati stanno svolgendo in quelle aree. Attività che da un lato possono valerci riconoscimenti come il Premio Nobel – per il quale è in lizza Lampedusa – e dall’altro ci servono ad evitare tragedie come quelle avvenute a Bruxelles.

Di fronte a commenti come quello pubblicato sull’Huffington Post da Isabella Pratesi, ho le idee molto confuse.
Ad esempio: “Un’altra cosa che nessuno ti racconta è che per la ricerca del petrolio viene utilizzata la tecnica dell’airgun (esplosioni sottomarine di aria compressa), molto pericolosa per la fauna marina: le onde sonore possono modificare i comportamenti e indebolire il sistema immunitario di molti animali. È probabile che gli airgun siano responsabili dello spiaggiamento anomalo di capodogli, balene e delfini. ”
In ogni caso, ci saranno imprese che non ne trarranno giovamento.
Nel primo caso, la media e piccola distribuzione di idrocarburi e surrogati (GPL, Diesel) non avrà modo di rifornirsi e trovare clienti con gli stessi vantaggi precedenti al referendum, lasciando spazio ancora una volta sempre ai grandi gruppi di rifornimento che detteranno i prezzi, assieme alle accise statali.
D’altro canto, è sempre la piccola e media impresa a vivere sui piccoli vantaggi che una scelta del genere potrebbe apportare: parlo delle mete turistiche e delle agenzie e imprese di servizi connessi.

da espresso.repubblica.it

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Questo non mi fermerà dall’andare a votare il 17 aprile e dire la mia in merito. Abbiamo bisogno di un paese guidato da una classe dirigente molto più coscienziosa, più coraggiosa, meno corrotta.

Indici e terrore, ancora

“Era assai prevedibile che i jihadisti europei tentassero di vendicarsi e che altre cellule terroristiche fossero già pronte a entrare in azione. Dopo tanti vertici in cui è discusso di collaborazione tra i servizi europei la realtà tragicamente dimostra che neppure belgi e francesi riescono a cooperare tra di loro.” – Commenta Alberto Negri sulle pagine de il Sole 24 Ore. “2015 viene fermato insieme a Mohammed Belkaid, in arrivo dall’Ungheria, dai poliziotti austriaci, tetragoni architetti di barriere anti-migranti, ma incapaci di fare un accertamento come si deve: lo lasciano andare in compagnia di un altro candidato kamikaze.”

da rackcdn.com

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Era esattamente quello che dicevo qualche articolo fa. Ma chi lo ha letto? Chi lo ha commentato? Ho deciso di promuovere la pagina e i miei contatti social per far sì che la mia voce non rimanga muta, sopita e soppressa sotto la marea di commenti. Basta svegliarsi all’indomani della Santa Pasqua per sentire che i nostri figli, ancora una volta, sono stati ammazzati a Bruxelles o in Egitto.

E tuttavia voglio riportare le parole di un altro giornalista del Sole 24 Ore, Enrico Marro, che ha scritto: “quando l’economista Stefano Fugazzi di Abc Economics ha provato a esaminare il comportamento dell’indice della paura (ossia il VIX, che misura la volatilità implicita di Wall Street) – si è trovato davanti a una sorpresa. Le stragi di Parigi di venerdì scorso, quella di Charlie Hebdo a gennaio, ma anche le bombe a Londra del 2005, quelle sui treni di Madrid del 2004 e l’attacco all’America dell’11 settembre 2001. In tutti questi casi l’indice Vix ha in qualche modo segnalato, nei cinque giorni precedenti alle stragi. Attivo dal 1992, il Vix misura la volatilità dell’indice S&P 500 di Wall Street attraverso le opzioni (che sono strumenti derivati). In pratica, ci dice qual è la violenza dello spostamento dei prezzi che i mercati si attendono per il prossimo futuro. Più l’indice è alto, maggiore è la paura di un repentino sbalzo della Borsa. Quindi, nelle cinque sedute di Borsa precedenti gli attacchi, l’indice della paura è salito. Non solo e non tanto nel giorno dell’attentato, quanto nella media di quelli precedenti. Secondo elemento comune è il fatto che il giorno dopo gli attentati il Vix ha sempre chiuso a un livello inferiore a quello della seduta precedente.”

Mi perdonerete se mi sono soffermato nel riportare così questa notizia, senza ritoccarla. Eppure questo tipo di coincidenza mi ha molto colpito e, prometto, provvederò a seguire notizie simili.

La causa: Usa contro Vw per pubblicità ingannevole

«Per anni le pubblicità di Volkswagen hanno promosso i loro veicoli come ‘clean diesel’ anche se è emerso che Volkswagen ha truccato quelle auto con dispositivi pensati per superare i test sulle emissioni» ha commentato ieri Edith Ramirez, presidente della Federal Trade Commission.

Si apre un fronte clamoroso nei rapporti economici tra Stati Uniti e la Germania. Il governo di Washington ha avviato un’azione legale contro Volkswagen, in seguito alle rivelazioni per lo scandalo delle emissioni truccate della auto fabbricate dalla casa di Wolfsburg.
La querela sarà depositata nel distretto orientale del Michigan e poi trasferita in California del Nord, dove pende la class-action contro Volkswagen.

Di fatto, il gruppo tedesco ha venduto e importati in usa veicoli il cui design è stato diverso da quello dichiarato all’Environmental protection agency. Ci ricordiamo tutti di questa vicenda.

Personalmente, io investo sistematicamente nella promozione della mia persona. Per scopi – non mi faccio problemi a dirlo – personalmente etici. Dal mio canto, non mi sognerei mai di fare promozione per ciò che è socialmente illecito, sbagliato e dannoso.

Ed è esattamente ciò che hanno fatto in Germania. Se da un lato sono sempre stato solidale con alcune cause aziendali, mi scontro ancora una volta con posizioni che non sono assolutamente le mie.

E la casa automobilistica rischia una sanzione fino a 19 miliardi di dollari.
Dessero quei soldi alle famiglia di chi ha perduto i propri figli in questo lungo e terrorizzante conflitto. Del resto, quei motori valsi l’accusa sono gli stessi che bruciano il derivato del petrolio che – alla fine dei conti – è proprio ciò che paghiamo col sangue.

Le difficoltà internazionali non frenano la ripresa del Piemonte

Uso un titolo di Augusto Grandi per indicare ancora spazi di speranza per i nostri giovani. Il Piemonte, uno spazio del tutto nostrano.
Una meta che recentemente è stata coronata da Kimblerly-Clark, colosso del settore della carta mondiale, con impianti nuovi e investimenti stellari.

Ad oggi: migliorano ulteriormente (da +10,3 a +12,3) le aspettative relative alle esportazioni. Il tasso di utilizzo della capacità produttiva raggiunge il 73% e questo determina aspettative di incrementi occupazionali e di riduzione della cassa integrazione; sempre secondo il Sole 24 Ore. Di questi tempi, due punti percentuali sono qualcosa di grandioso. 

«Il tenore complessivo dei giudizi espressi dalle imprese – afferma Gianfranco Carbonato, presidente di Confindustria Piemonte – è incoraggiante, in una situazione che presenta numerose criticità: dalle minacce del terrorismo internazionale ai problemi di natura geopolitica, sino al rallentamento di molte economie emergenti». Carbonato rientra tra i nomi in lista come candidato al comitato di controllo assieme alla presidenza del gruppo Sanpaolo assieme a Gian Maria Gros-Pietro. Sebbene il nome di Gros-Pietro sia rimasto sempre in pole position, la candidatura del professore torinese di economia industriale, già presidente dell’Iri, ha dovuto fronteggiare nelle ultime settimane quella dell’ex ministro dell’Economia e direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni. Poi l’accordo siglato tra le quattro principali fondazioni, non sottoscritto dalla Fondazione Carifirenze.

Insomma, quello Piemontese è un mondo fervido. Un mondo al quale i giovani dovrebbero guardare con speranza. Come sto ripetendo spesso, tutto ciò che posso fare è indicare ai giovani un modo per realizzare sé stessi.
Economia, politica e movimenti finanziari, forse, non dovrebbero essere finalizzati a loro?

da lastampa.it

da lastampa.it

 

Technogym si avvicina a Piazza Affari

da youtube.com

da youtube.com

La società ha presentato a Borsa Italiana la domanda di ammissione a quotazione delle proprie azioni ordinarie sul Mercato Telematico Azionario organizzato e gestito da Borsa Italiana.

Sempre in data odierna, Technogym ha presentato la richiesta di approvazione della nota informativa sugli strumenti finanziari e della nota di sintesi alla Consob, cui in data 22 febbraio 2016 la società aveva presentato richiesta di approvazione del proprio documento di registrazione.

Fondata nel 1983, Technogym è un’azienda leader mondiale nella fornitura di prodotti, servizi e soluzioni per il fitness e il wellness. L’azienda oggi conta circa 2.000 dipendenti presso le 14 filiali in Europa, Stati Uniti, Asia, Medio Oriente, Australia e Sud America ed esporta il 90% della propria produzione in oltre 100 paesi. Technogym è stata fornitore ufficiale delle ultime cinque edizioni dei Giochi Olimpici: Sydney 2000, Atene 2004, Torino 2006, Pechino 2008 Londra 2012, ed è stata scelta come fornitore ufficiale anche per Rio 2016.

Chi ricorderà di loro in Expo?
Ecco finalmente un gruppo nel quale vorrei vedere più giovani. I ragazzi italiani sono pronti e preparati e il settore de fitness è sempre in espansione!

Erasmus: 7 italiane perse

Torniamo a parlare di tragedie, anche giovanili. Torno a parlare di programma Erasmus (sebbene molto alla larga) perché di sette vittime italiane in Catalogna il cento per cento appartenevano al programma. E non solo. Altre sei vittime erano come loro dirette a Barcellona da Valencia dopo una festa popolare.

Il premier ci ha fatto sapere tramite social network che è andato ad abbracciare i feriti e le famiglie delle vittime assistite dalla Farnesina e dagli ambasciatori italiani.
Dopo la festa della donna, festeggiata nemmeno tre settimane fa, non vorrei dover arrivare ad istituire la festa degli studenti. Si perché certi generi di memorie popolari diventano norma a seguito di grandi perdite.

Nera ironia, ma non a caso e non per crudeltà. Ricordiamo i nostri figli morti in Egitto e negli altri paesi stranieri come effetto collaterale della loro formazione. Formazione che in un paese come gli Stati Uniti avviene in territori con unità linguistica, politica e monetaria.

Da noi, invece, si è fortunati se c’è la terza.
È importante importare il know-how, è vero. L’ho sempre sostenuto e lo ribadisco con forza. Ma se non ci sono controlli, beh …
Ci sarebbe da tornare indietro di una pagina, a quella grave nota alla buona uscita di Patuano – da dirigente, non da imprenditore, secondo la legge italiana – e decidere di rivolgere altrove sforzi economici.

Tredici vittime, di cui sette italiane, morte per la sonnolenza di un autista che forse lavorava troppo.

da ilsole24ore.com

da ilsole24ore.com

Patuano: 7 milioni di uscita

Mi piacerebbe capire se è un demerito o se invece è il giusto riconoscimento per un lavoratore. Distinguerei tra imprenditore e manager.
L’imprenditore si accolla il rischio d’impresa. Lo studiamo alla facoltà di legge tanto a quella di scienze della formazione. E direi che anche un buono studente di lettere moderne potrebbe arrivarci da solo.

Ma andiamo per gradi.

Marco Tatuano, AD di Telecom Italia ha dato le proprie dimissioni. L’azienda ha pubblicato una nota in cui spiega che l’«efficacia è subordinata all’approvazione da parte dei competenti organi sociali dei relativi termini e condizioni». Marco Patuano, aggiunge il comunicato del gruppo tlc, «si qualifica come amministratore esecutivo non indipendente; alla data odierna, possiede 70.000 azioni ordinarie e 30.000 azioni di risparmio Telecom Italia».

Evidentemente il confine non è così sottile come credevamo. Si tratta di un manager pubblico – quindi di un dipendente, si – ma un dipendente con partecipazioni sociali.
Per chi mastica un po’ meno il gergo dell’imprenditoria, voglio farla semplice. Marco Patuano possedeva circa centomila azioni dell’azienda di cui era dipendente. Quindi in realtà era anche il proprio datore di lavoro. E qui aprirò un’altra finestra.

Ma è bene ricordare un semplice conto. Se ognuna di quelle azioni ordinarie in cui ha investito l’ex AD avesse avuto valore di mercato pari ad un euro cadauna e in un mese avesse sistematicamente fatto quello che fanno molti dipendenti pubblici – cioè marcare il badge e tornare a casa – avrebbe praticamente perso tutti i suoi soldi.

È pur vero, e torno all’argomento precedente, che con cifre simili ci si può sedere al tavolo dell’assemblea dei soci e dettare condizioni simili per cui avrebbe continuato a guadagnare a scapito degli stipendi di altri dipendenti a livelli differenti. Com’è pur vero che ogni buon manager sa crearsi la propria motivazione.

Quel che è contestabile è quel che riassume in due righe il Sole 24 Ore: si parla di circa 7 milioni di euro, qualcosa in più di due anni di retribuzione, come previsto dal contratto dei dirigenti.
Contratto dei dirigenti? Parliamo del rischio di impresa dei soci. Quello lo comprenderei.

Con l’addio di Patuano scatta l’iter per trovare il suo successore. Tra i favoriti, compare, nonostante le smentite ufficiali, l’ad di Ntv, Flavio Cattaneo.

da corrierecomunicazioni.it

da corrierecomunicazioni.it

Laureati che si prostituiscono

da studenti.it

da studenti.it

Ho già trattato di prostituzione di studenti, ma più diffusamente si abbina questo fenomeno alle ragazze. Sarà per una visione maschilistica che ancora abbiamo del mondo; tuttavia, voglio scrivere di un articolo che ho trovato su studenti.it che ha colto la mia attenzione e, soprattutto, ho fortuitamente trovato in un periodo in cui avevo già sentito e visto di eventi simili.

Estraggo questa storia senza modifiche dal sito di cui sopra, in modo da dare un punto di vista quanto più oggettivo possibile.

Sono un Dottorando senza borsa di studio e tra 10 anni mi vedo molto male. La mia generazione è senza molte chances, la crisi che attanaglia il mondo e soprattutto il nostro paese ci taglia fuori da tutto. Ci manca il know-how per lavorare, ci tolgono il diritto di vivere la nostra vita.

Ci tolgono il diritto di avere dei figli, ne ho discusso spesso con la mia ragazza – lei sa’ della mia doppia vita –  ma mi chiede “Che certezze gli daremo? Continuerai a prostituirti per dare loro un’esistenza? Se è così meglio di no.”
Già meglio di no.

Un passaggio però mi ha fatto lievemente inquietare. “Ci manca il know-how per lavorare”. In questo caso si tratta di un dottorando, di un ragazzo che ha avuto almeno cinque anni per studiare. Già. Ma studiare …e basta? Il tempo di acquisire un know-how prima dei venticinque anni era fruibile.

Continuo con questo estratto.

Con questo lavoro, guadagno abbastanza per avere una vita decente: 100€ a incontro, di solito faccio solo due incontri al giorno – ma potrebbero essere anche molti di più –  e settimanalmente arrivo a guadagnare più o meno 1000€.

E ancora:

In famiglia non sanno che mi prostituisco, cosa accadrebbe se sapessero che il loro perfetto figlio maschio si prostituisce con uomini, donne, coppie? Uno scandalo, anche perché abito in un piccolo centro del Nord anche se mi prostituisco soprattutto nelle zone di Torino/Costa Azzurra/Milano/Valle D’Aosta.

Voglio astenermi da qualsiasi tipo di commento. Ci sono alcuni milioni di stagisti in Italia che possono farlo al mio posto.
Solo un conto: “di solito faccio solo due incontri al giorno”, considerano che non sono tutti quanti vicini  – si parla di Costa Azzurra e Milano – e che guadagna la bellezza di mille euro a settimana, direi che più o meno si è capito qual è il suo business e la sua vita.
Cercate un qualsiasi dottorando e parlateci. Tutto questo tempo non esiste.