La Brexit: ci siamo

Come vivremmo senza Inghilterra in Unione Europea? Forse la domanda corretta sarebbe la seguente: come vivrebbero loro al di fuori della UE? Una domanda che David Cameron ha posto più di una volta in questa campagna di sensibilizzazione, nonostante le uscite di uno dei suoi più fidati – finora – luogotenenti. Tuttavia, un accordo strappato in extremis tra Bruxelles e primo ministro inglese sembra aver creato i presupposti per uno status speciale.

Questa Europa mi fa preoccupare un minimo, però. Questo tipo di accordi crea dei precedenti. Precedenti pericolosi coi quali potremmo dover fare i conti. Specie con una Germania con un avanzo pubblico da record, mai registrato dal dopoguerra. Diciannove miliardi. Sapete cosa vuol dire avere un avanzo pubblico di questa portata? Che la Germania può fare tutto. Sarà proprio anche essa a decidere riguardo questo esito. Ecco perché reputo paurosa una proposta del genere, uno statuto speciale la cui realizzazione produrrebbe un precedente. Un precedente in una zona nella quale, tutti sappiamo, esiste un gigante.

Riporta Il Sole 24 Ore: nel campo del welfare, tanto socialmente delicato quanto politicamente sensibile, il rischio è che i paesi dell’Unione, o peggio quelli della zona euro, vadano ognuno per la propria strada, mentre si discute di mutualizzare i sussidi di disoccupazione o la gestione dell’immigrazione. Proprio l’emergenza rifugiati è uno dei temi che metterà alla prova la futura integrazione della zona euro o nuove forme di cooperazione rafforzata in una Europa segnata dall’accordo con la Gran Bretagna. Durante il vertice della settimana scorsa, minacciando di porre il veto all’accordo con Londra, la Grecia ha chiesto rassicurazioni che il paese non verrà a breve termine espulso dallo Spazio Schengen, alla luce delle sue difficoltà a controllare le frontiere esterne dell’Unione.

da guim.co.uk

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“Non ho soldi per il pane”: scrive lettera al capo e viene licenziata

enhanced-1470-1455987946-1A riprova della mia imparzialità, non pubblico unicamente notizie idilliache riguardanti gli States.

Ho 25 anni e mi sto indebitando per pagarmi una vita che non mi faccia piangere nel bagno ogni settimana. I miei colleghi cercano secondi lavori, uno di loro era anche senzatetto: veniva ogni giorno con una grande borsa che era tutto ciò che possedeva. Non posso permettermi di comprare frutta e verdura, i miei pasti sono composti essenzialmente da riso. Anche il pane è un lusso per me. Ottanta percento del mio guadagno finisce nell’affitto. L’impiegata per la app di consegna a domicilio del cibo comprata da Yelp per 300 milioni di dollari non può permettersi di comprarlo, il cibo. Un po’ ironico no?

Talia Jane, appena laureata in letteratura inglese, ha accettato il lavoro da Yelp trasferendosi a San Francisco. Un impiego poco retribuito ma che, le avevano detto, le sarebbe servito per fare esperienza e passare di grado. Otto dollari e 15 centesimi l’ora (circa 7.35 euro) non le bastavano però per pagare l’affitto e l’abbonamento al trasporto pubblico (200 dollari al mese). Senza parlare della spesa: il riso e era l’unica cosa che poteva permettersi.
Sembra la storia di uno qualsiasi dei nostri figli. Sembra la mia storia all’inizio. Solo che io avevo metà degli anni di questa ragazza.

Due ore dopo la condivisione del post che avete letto è arrivato il licenziamento per violazione dei termini di comportamento di Yelp.
A questi ragazzi io vorrei dire di tener duro, se non lo stanno già facendo. In questa società un posto dignitoso è più difficile da trovare, perché sono cambiati i metodi di ricerca e allocazione.Schermata 2016-02-23 alle 14.37.45

Obama a Cuba

Mentre noi siamo abituati ai tweet di polemica, da oltre oceano ci è arrivato il cinguettio riguardo la visita di Barack Obama a Raul Castro. Tra un mese, il presidente degli Stati Uniti si recherà nella capitale Cubana per “sollevare direttamente” le differenze tra i due paesi.

Non mi sento di biasimare le critiche dei Repubblicani che gli hanno rimproverato di voler visitare uno stato dittatoriale. Si perché una nazione famosa per essere in rivoluzione permanente sarà in tale status sino alla morte di Fidel Castro. E, ciliegina sulla torta, il suo successore designato – e già reggente – è suo fratello.

Certo, Cuba è un paese che ha subito profonde e radicali trasformazioni e aperture, specie verso e grazie la Chiesa Cattolica, i papi e i patriarchi ortodossi. Ricordiamo i recenti incontri tra Papa Francesco e il patriarca Kirill di Mosca proprio a Cuba. Come per il Nobel per la pace per gli impegni presi con il popolo afghano, anche ora mi sento distante dal presidente Obama su alcune considerazioni importanti.

Appianare tutte le differenze con Cuba non è un impegno che può mantenere. Popolo americano e popolo cubano provengono da due culture differenti. Mondi differenti. Modi differenti di intendere i diritti. Probabilmente sarò più morbido dei conservatori americani, ma è vero che certe promesse potrebbero tranquillamente essere evitate.

Tuttavia, questo dialogo mi rallegra. Siamo sicuramente distanti dagli scenari del passato. E, con orgoglio, mi sento di dire grazie ai nostri papi. E poi ricorderei la provenienza di Ted Cruz e di Marco Rubio. Cubana in ambo i casi. Provenienza, si. Perché il comando di Fidel sulla sua isola caraibica ha sempre generato moltissimi profughi.

da pbs.org

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Siria: cessate il fuoco da sabato

Forse siamo ad un primo piccolo epilogo. Come già sapevamo, Obama e Putin – mentre noi siamo ancora bloccati sulla stepchild adoption giorno per giorno – si sono sentiti recentemente. E, ancora forse, dal 27 febbraio, sabato prossimo, potrebbe esserci un cessate il fuoco in Siria. Ovviamente, tutto ciò da parte di Russia e Stati Uniti mentre siriani e ISIS continueranno con tutta probabilità a combattersi. Assieme a loro, Al-Nustra, parte del gruppo armato della vecchia Al-Qaeda. Questo per dare un quadro ai miei lettori. La situazione in Siria è molto complicata. Non ci sono solo miliziani e Siriani. I curdi vivono a cavallo tra i due paesi – quello siriano e quello turco – mentre sul suolo sono già presenti foreign fighters in ambo gli schieramenti divenuti fuorilegge da poco, secondo la legge di Assad. In aria, poi, ci sono i caccia russi e quelli anglo-americani. A terra, invece, Al-Quaeda continua a combattere contro tutti i nemici. Ricorda blandamente lo scenario dei nostri rappresentati riguardo la legge sulle adozioni e coppie di fatto. Solo che lì si combatte per libertà e, in moltissimi casi, per il caro vecchio denaro. Un obbiettivo sporco con il quale abbiamo imparato a convivere. E contro il quale abbiamo imparato a combattere. Questo di certo non fermerà le ondate migratorie sulle quali, a mio avviso, dovremmo concentrarci maggiormente.

In passato è già stata sostenuta la candidatura al Nobel per la pace per la città di Lampedusa. Questi sono i temi su cui mi concentrerei, magari riuscendo a far finalmente comprendere la differenza tra immigrato, clandestino e profugo.

da qzprod.files.wordpress.com

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I ritardi sulla stepchild

Stamane ho letto un passaggio interessante sulla  questione della stepchild adoption sulle pagine virtuali de Il Sole 24 Ore. Un articolo che in realtà riassume tutto ciò che i telegiornali e i media in generale stanno raccontando. Siamo alla frutta. Divisi su un tema, tanto importante quale quello della difesa della famiglia, non tanto per la questione morale e non ancora per la difesa del proprio elettorato ma – udite udite ! – per tenersi vicine le frange del proprio partito. Qual è la novità? La novità giace nel fatto che se prima ogni capogruppo o leader di sorta era concitato nel tenere strette frange di gruppi di interesse o di lobby per questioni economiche – il che è ancora comprensibile -, ora invece ci si preoccupa solo di tenerli insieme per questioni di dispetto, di principio personale che non ha nulla a che vedere con il singolo onore di quelli che normalmente chiameremmo “onorevoli”. Sì, esistono laici e cattolici addentro al PD come in qualsiasi partito, ma ciò che trasmettono quasi tutti i membri di questa grande accozzaglia è la paura. La paura, sì. Quella di perdere i parlamentari più esterni ai quali, magari, si è già fatto qualche sgarro.

Ricordo di mio nonno e del presidente Leone. Di momenti in cui ci si raccoglieva per discutere sui grandi temi ascoltando impiegati comunali distanti. Politicamente parlando. Ora sento e leggo di allori di vittoria da depositare sul capo del premier in caso di vittoria. Ma in caso di sconfitta? Come diceva Shakespeare: much do for nothing. E intanto gli USA tornano a volare, economicamente. Con il dollaro che è sempre più vicino al pareggio con la nostra moneta e il sindaco di Londra sempre più vicino a far venire tutti gli Inglesi fuori dalla UE. Grandi temi, questi. Non quelli sui quali si dovrebbe votare in cinque minuti e ad occhi chiusi, senza rimandare gli esiti al giorno successivo aggiungendo postille infime – “quisquilie e pinzillacchere” come avrebbe chiamate il principe della risata – per perdere in toto giornate di lavoro.

da left.it

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Le opere incompiute dal 2014

Stamane, un servizio del TG5 ha di nuovo riportato alla luce un problema annoso: le opere incompiute in Italia sono arrivate a quota 868 nel 2014. Circa duecento in più rispetto all’anno precedente. Ora, quello che sostengo, e che tutti voi sosterrete alla stessa maniera, è quanto segue: il nostro paese è il più bello del mondo. E sto fermandomi solamente all’ambito paesaggistico. Uno spreco di quattro miliardi – cifra stimata dalle associazioni dei consumatori – per deturparlo? E lo spreco non è concentrato al sud. È a macchia di leopardo in tutte le regioni. “Queste infrastrutture sono già costate in media 166 euro a famiglia, e per portarle a compimento servirebbero altri 1,4 miliardi di euro – afferma il presidente del Codacons Carlo Rienzi – Risorse sottratte alla collettività costretta a finanziare dighe progettate negli anni ’60 e poi lasciate in stato di abbandono, porti inaugurati e mai utilizzati, strade che non portano in nessun posto perché lasciate a metà, strutture inutilizzate a causa degli elevati costi di gestione”.

Sembra un po’ una parodia del Governo Renzi, un governo incompiuto. Un governo che ha, sì, aumentato i controlli sugli appalti, ma che cambia costantemente i suoi ordini del giorno. Un insieme di iter, quali quello sulla stepchild adoption, che sembra utile a farci perdere tempo. E soldi. Un governo solido è un governo di una parte politica eletta, non posta lì da poteri più forti del popolo. Un governo solido è un governo che riesce a fare ciò che dice. 

Dalle leggi alle opere ingegneristiche. campo_polo_giarre_N

Agribusiness: nuova speranza

Chi ha seguito i miei precedenti articoli sa quanto mi sia impegnato del coraggio di investire, di fare impresa. E saprete anche che ho difeso gli agricoltori greci, sempre più vicini alla fame per sé e per i propri figli. Mi ha fatto ben sperare un articolo sul settore Agribusiness di Ida Pagnotella.

La blogger indica la crescita dell’inflazione in salita come una possibilità: è il momento di cercare investimenti di medio periodo che beneficiano da una possibile risalita di inflazione a livello mondiale. Un settore che potrebbe beneficiare da un possibile rialzo del tasso di inflazione a livello mondiale nel medio lungo periodo è il settore azionario legato all’agricoltura.

Il settore “agribusiness” comprende le imprese che producono beni e servizi per il settore agricolo. Le imprese principali di questo settore sono Potash, Syngenta, Monsanto, Deere, Archer Daniels, Agrium, Mosaic ed anche CNH Industrial, tutte incluse nell’indice “Nasdaq Global Agriculture Index” ed in indici simili. E, ancora, ho parlato di donne importanti.

da wallstreetitalia.com

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Un lavoro certosino, quello della blogger, che ha indicato non solo i grafici – quello che riporto e che vi consiglio di consultare – del prezzo in crescita dei prodotti agricoli e della domanda, ma anche un vero e proprio decalogo – anche se le regole non sono proprio 10 – su come investire. Cose che mio padre ha fatto al secolo. Vorrei occuparmi – e l’ho appena fatto – di commentare solo questo articolo che, però, vi sottopongo. Mi dilungo solo per un momento per ricordarvi l’importanza dell’agribusiness. Soprattutto per noi, popolo campano, molto legato all’appellativo “Felix” delle nostre provincie. Non lasciamo al solo nord il carico dell’agribusiness. Rialziamo la testa!

Niente più coraggio per investire – almeno in borsa

Il Sole 24 Ore riporta una notizia che mi è balzata agli occhi: i fondi monetari in pochi giorni hanno raccolto oltre 24 miliardi di flussi in entrata. Quasi quattro di questi sono andati ai titoli di stato USA e altre emissioni pubbliche. Stesso dicasi per chi investe in metalli preziosi – oro in primis – per una cifra di quasi due miliardi. Tutte cifre in dollari.

Nulla di nuovo sotto il sole? Quasi. A parte la metodologia – il rifugiarsi in beni a tassi meno variabili: i beni materiali – compaiono alcuni elementi “nuovi” al nostro panorama. Innanzitutto, le quantità. Tra le somme prima anticipate si aggiungono circa altri 6 miliardi in utilities, tanto da lasciar intendere qual è la misura della paura degli investitori.

Quando ho parlato di impresa nei miei libri, riferendomi principalmente a mio padre, ho usato due termini per indicarla: difficile e delicata. Questa spirale in cui gli investitori si sono andati a cacciare – e ditemi se investire non è una impresa – mi colpisce profondamente. Ecco dove vanno i fondi monetari. Ecco dove vanno gli investitori in fuga dalle Borse. Nessun coraggio, nessuna voglia di investire!

E, intanto, è  partita dall’Iran la prima petroliera che segna il ritorno del Paese sul mercato del greggio europeo dopo la fine delle sanzioni.  Il ministero del petrolio di Teheran aveva annunciato ieri che entro 24 ore sarebbero partite tre petroliere con 4 milioni di barili di greggio a bordo, dirette verso l’Europa: due sono destinati alla Total e due a compagnie spagnole e russe.
Europa cara, sei sempre più bisognosa di aiuto. I fondi scappano ad ovest, le risorse vengono da fuori e in mezzo, tra incudine e martello, ci sei sempre tu.

da Traderbranins.com

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Dopo la regina, la donna che venne a Napoli

Il volto della scienziata Mary Somerville comparirà sul biglietto da 10 sterline, che sarà stampato dalla metà del 2017: per la prima volta ci sarà un’altra donna, oltre alla Regina. Lo ha annunciato la Royal Bank of Scotland con questo comunicato: “In un’epoca nella quale la partecipazione delle donne alla vita scientifica era fortemente osteggiata, Mary Somerville (Jedburgh 1780 – Napoli 1872) è stata una vera pioniera ed è arrivata ad esser nominata – prima donna – membro della Royal Astronomical Society nel 1835. I suoi scritti hanno influenzato James Clerk Maxwell e John Couch Adams: con i suoi sudi su un’ipotesi di pianeta che disturbasse l’orbita di Urano, ha portato Adams a cercare e scoprire Nettuno”.

Di tanto in tanto comunichiamo anche notizie prive di quella pesantezza tipica della cronaca. In particolare, mi sono voluto soffermare su questo particolare elemento che mi tocca da vicino. Innanzitutto, è importante tenere sempre alto il ruolo della donna nelle nostre comunità – scientifica, finanziaria e sociale in questo caso – senza la quale incredibili progressi non sarebbero stati possibili. Persone, le donne di ogni secolo, che hanno superato ostacoli con le grandi difficoltà affibbiate nei secoli e che ancora oggi, in molteplici e differentissime sacche, le attorniano.
In particolare, trovo straordinario il ricordo di questa donna di importanza globale i cui ultimi anni di vita sono trascorsi a Napoli, capitale che nel XIX secolo ha affascinato scienziati, artisti, giornalisti e nobili. Una storia sicuramente da rivalutare e che sposa non pochi elementi descritti nei miei libri. Mary attualmente riposa nel Cimitero degli Inglesi in una cappellina neogotica, opera di Francesco Jerace.

da Wikipedia.org

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Pregare per la Grecia

da guim.co.uk

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Il consiglio Ecofin ha affermato che:

il funzionamento dello spazio Schengen è in grave pericolo e le difficoltà in cui si sta imbattendo la Grecia stanno danneggiando l’Ue nel suo insieme e devono essere risolte in modo collettivo”.

Laura Naka Antonelli sulle pagine di Wall Street Italia ci ha oggi aggiornato sulla questione greca, mettendo di nuovo i fari sul fatto che la repubblica ellenica è ancora in recessione. Di nuovo, dopo poco tempo. L’unione europea ha fato tre mesi di tempo ad Atene per superare le sue gravi mancanze nei confronti dei migranti. Siamo sempre lì. In una posizione in cui non c’è un vertice, non c’è posizione apicale che possa dichiarare si, garantirò che ogni paese faccia come dico io. Così come farebbe un qualsiasi presidente USA.

Consideriamo poi che la Grecia non sarà capace di fornire risposte adeguate e rischierà di essere esclusa agli accordi di Schengen. Se la Grecia poi dovesse passare così il testimone dei controlli al confine, rischierà di finire in una bolla d’immigrazione dalla quale i profughi non riusciranno ad uscire. E se consideriamo che Atene è diventata teatro di guerra a causa degli agricoltori – categoria che io per primo mi getterei a difendere, da padre, da imprenditore da persona pensante – allora mi viene da pregare e basta, perché non so, veramente, come possa uscirne questo paese da quest’ennesima grave coltellata.

Ecco il commento di un contadino greco sulle pagine del Guardian:

“Abbiamo detto che sarebbe stata guerra e lo dicevamo sul serio. Il governo deve scegliere tra noi e loro. Non ci arrendiamo di fronte a misure che metterebbero a repentaglio la nostra sopravvivenza. Soltanto le tasse che stanno proponendo ci ucciderebbero”.