Ecco quanto costerebbe l’addio a Schengen

Caparello, sulle pagine di Wall Street Italia riporta una cifra che si attesta attorno ai 100 miliardi annui. Una sorta di penale per abbandonare quello che è un trattato che ha creato un’area di libera circolazione delle persone, come se fossero merci. Ma le merci non parlano, non pensano, non votano, non devono sfamare bambini, non hanno accesso a sistemi previdenziali.

In testa a chi contribuisce a questo sistema c’è la Germania. E il nostro paese è al secondo posto, con 13 miliardi di perdite contro una cifra più che doppia per Berlino.

Eppure, pendolari di Danimarca e Svezia devono attendere 45 minuti in più per la verifica di documenti da parte di Copenaghen. Un travaglio. Un travaglio che i nostri stessi figli potrebbero dover partire per doversi muovere – ad esempio – da Genova a Nizza. Per lavoro. O per Erasmus. O da Bari a Tirana. Tutto questo perché si è pensato di aprire le frontiere a tutto e tutti.

Come ho scritto in uno dei miei libri, quando ero piccolo sognavo di diventare importante per poter riservare ad altri quello che era riservato a me. O quello che avrei guadagnato io. Guadagnato. Non “ottenuto in regalo”. Aprire le frontiere a tutto e tutti non crea né privilegio né tutela. Solo pericolo. Pari modo per ospiti ed ospitanti. Regno Unito e Stati Uniti hanno politiche molto precise per l’immigrazione e se è pur vero che quell’immigrazione crea ricchezza, è altrettanto vero che la ricchezza si crea con la formazione. Non con il guazzabuglio.

Angela Merkel difende a denti stretti la sua politica diretta a lasciare in Europa una porta aperta ai migranti in fuga da persecuzioni, povertà e guerre.
Per le sue azioni, Merkel è stata persino citata tra i nomi candidati al Nobel per la Pace di quest’anno. Ma il suo piano per uscire dalla crisi non è ancora certo di andare in porto. “Ci saranno complicazioni e ribellioni”, ha detto la Merkel.
O quello, o una perdita di 100 miliardi annui. Mi chiedo se non avessimo potuto giungere ad una situazione più moderata.

 

da 2duerighe.com

da 2duerighe.com

Partire, senza paura

In Italia cresce il numero di quanti potrebbero avere l’età di Valeria Solesin e Giulio Regeni. Può sembrare stucchevole soffermarsi ancora una volta sui danni causati dallo scontro tra culture, anche se dovremmo parlare di quello tra culture e pazzi assassini. Nessun pericolo può fermare questi giovani, i nostri figli, dal conoscere il mondo, viverci, imparare le lingue, soddisfare una curiosità vorace della quale dobbiamo essere orgogliosi, non spaventati, noi genitori. Nessun pericolo può trattenere il mercato dall’esigere le competenze che questi acquisteranno, spostandosi da casa.

Mi sento di citare le parole di Ugo Tramballi sulle pagine de il Sole 24 Ore: Non sempre è facile per i nostri figli raggiungere quello che cercano. E non solo per motivi economici, perché ormai c’è più di un’organizzazione che aiuta le famiglie svantaggiate. Più di un lettore avrà avuto l’esperienza del colloquio col professore liceale contrario all’idea che un suo allievo vada a vivere l’esperienza del quarto anno in una scuola all’estero. «Ma io devo far rispettare il programma», ci sentivamo spesso dire fino a qualche tempo fa, quando molti docenti non conoscevano l’esistenza di una legge al riguardo. Come se un’esperienza in un mondo diverso e lontano non facesse maturare un giovane quanto un programma ministeriale, pur necessario.

Io stesso sono partito per affermarmi. Chi volesse leggere i miei libri lo capirebbe. Lo augurerei anche ai miei figli.

da coopsoc.it

da coopsoc.it

Bambini crescono. Male.

da ilmediano.com

da ilmediano.com

I carabinieri di Pisa hanno arrestato una educatrice scolastica di quasi sessant’anni, accusata di maltrattare i bambini di un nido cittadino. Le forze dell’ordine al momento la trattengono in custodia cautelare.

Si tratta dell’ennesimo caso di maltrattamento dei bambini nel nostro paese. E, stavolta, con bambini che ancora non frequentano la scuola. Confermo ancora una volta di vivere in una realtà che non riesce a cautelare i genitori. Sarebbero questi i casi su cui concentrarsi, piuttosto che vietare – ogni riferimento è puramente voluto – i parchi giochi ai bambini di genitori che non pagano le tasse.

Se questo è il modo in cui vengono trattati i minori non c’è da stupirsi se poi, ancora una volta, dobbiamo sorbirci notizie di vere e proprie “scuole di rapina” ( fonte: ansa ), come quella scoperta di recente a Napoli, dove i carabinieri hanno arrestato quattro ragazzi per aver compiuto più di dieci rapine.
Di certo, questo non è l’ambiente più facile in cui far crescere i ragazzi, i nostri ragazzi. Non che voglia insinuare che anche a questi sia stato negato un parco giochi da un sindaco, ma pare facile capire che ciò che emuli è ciò che hai davanti agli occhi.
… per poi postarlo su Facebook, come facevano i quattro “lucignoli” di Castello di Cisterna, i nostri quattro briganti.