Siria: cessate il fuoco da sabato

Forse siamo ad un primo piccolo epilogo. Come già sapevamo, Obama e Putin – mentre noi siamo ancora bloccati sulla stepchild adoption giorno per giorno – si sono sentiti recentemente. E, ancora forse, dal 27 febbraio, sabato prossimo, potrebbe esserci un cessate il fuoco in Siria. Ovviamente, tutto ciò da parte di Russia e Stati Uniti mentre siriani e ISIS continueranno con tutta probabilità a combattersi. Assieme a loro, Al-Nustra, parte del gruppo armato della vecchia Al-Qaeda. Questo per dare un quadro ai miei lettori. La situazione in Siria è molto complicata. Non ci sono solo miliziani e Siriani. I curdi vivono a cavallo tra i due paesi – quello siriano e quello turco – mentre sul suolo sono già presenti foreign fighters in ambo gli schieramenti divenuti fuorilegge da poco, secondo la legge di Assad. In aria, poi, ci sono i caccia russi e quelli anglo-americani. A terra, invece, Al-Quaeda continua a combattere contro tutti i nemici. Ricorda blandamente lo scenario dei nostri rappresentati riguardo la legge sulle adozioni e coppie di fatto. Solo che lì si combatte per libertà e, in moltissimi casi, per il caro vecchio denaro. Un obbiettivo sporco con il quale abbiamo imparato a convivere. E contro il quale abbiamo imparato a combattere. Questo di certo non fermerà le ondate migratorie sulle quali, a mio avviso, dovremmo concentrarci maggiormente.

In passato è già stata sostenuta la candidatura al Nobel per la pace per la città di Lampedusa. Questi sono i temi su cui mi concentrerei, magari riuscendo a far finalmente comprendere la differenza tra immigrato, clandestino e profugo.

da qzprod.files.wordpress.com

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I ritardi sulla stepchild

Stamane ho letto un passaggio interessante sulla  questione della stepchild adoption sulle pagine virtuali de Il Sole 24 Ore. Un articolo che in realtà riassume tutto ciò che i telegiornali e i media in generale stanno raccontando. Siamo alla frutta. Divisi su un tema, tanto importante quale quello della difesa della famiglia, non tanto per la questione morale e non ancora per la difesa del proprio elettorato ma – udite udite ! – per tenersi vicine le frange del proprio partito. Qual è la novità? La novità giace nel fatto che se prima ogni capogruppo o leader di sorta era concitato nel tenere strette frange di gruppi di interesse o di lobby per questioni economiche – il che è ancora comprensibile -, ora invece ci si preoccupa solo di tenerli insieme per questioni di dispetto, di principio personale che non ha nulla a che vedere con il singolo onore di quelli che normalmente chiameremmo “onorevoli”. Sì, esistono laici e cattolici addentro al PD come in qualsiasi partito, ma ciò che trasmettono quasi tutti i membri di questa grande accozzaglia è la paura. La paura, sì. Quella di perdere i parlamentari più esterni ai quali, magari, si è già fatto qualche sgarro.

Ricordo di mio nonno e del presidente Leone. Di momenti in cui ci si raccoglieva per discutere sui grandi temi ascoltando impiegati comunali distanti. Politicamente parlando. Ora sento e leggo di allori di vittoria da depositare sul capo del premier in caso di vittoria. Ma in caso di sconfitta? Come diceva Shakespeare: much do for nothing. E intanto gli USA tornano a volare, economicamente. Con il dollaro che è sempre più vicino al pareggio con la nostra moneta e il sindaco di Londra sempre più vicino a far venire tutti gli Inglesi fuori dalla UE. Grandi temi, questi. Non quelli sui quali si dovrebbe votare in cinque minuti e ad occhi chiusi, senza rimandare gli esiti al giorno successivo aggiungendo postille infime – “quisquilie e pinzillacchere” come avrebbe chiamate il principe della risata – per perdere in toto giornate di lavoro.

da left.it

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Le opere incompiute dal 2014

Stamane, un servizio del TG5 ha di nuovo riportato alla luce un problema annoso: le opere incompiute in Italia sono arrivate a quota 868 nel 2014. Circa duecento in più rispetto all’anno precedente. Ora, quello che sostengo, e che tutti voi sosterrete alla stessa maniera, è quanto segue: il nostro paese è il più bello del mondo. E sto fermandomi solamente all’ambito paesaggistico. Uno spreco di quattro miliardi – cifra stimata dalle associazioni dei consumatori – per deturparlo? E lo spreco non è concentrato al sud. È a macchia di leopardo in tutte le regioni. “Queste infrastrutture sono già costate in media 166 euro a famiglia, e per portarle a compimento servirebbero altri 1,4 miliardi di euro – afferma il presidente del Codacons Carlo Rienzi – Risorse sottratte alla collettività costretta a finanziare dighe progettate negli anni ’60 e poi lasciate in stato di abbandono, porti inaugurati e mai utilizzati, strade che non portano in nessun posto perché lasciate a metà, strutture inutilizzate a causa degli elevati costi di gestione”.

Sembra un po’ una parodia del Governo Renzi, un governo incompiuto. Un governo che ha, sì, aumentato i controlli sugli appalti, ma che cambia costantemente i suoi ordini del giorno. Un insieme di iter, quali quello sulla stepchild adoption, che sembra utile a farci perdere tempo. E soldi. Un governo solido è un governo di una parte politica eletta, non posta lì da poteri più forti del popolo. Un governo solido è un governo che riesce a fare ciò che dice. 

Dalle leggi alle opere ingegneristiche. campo_polo_giarre_N

Agribusiness: nuova speranza

Chi ha seguito i miei precedenti articoli sa quanto mi sia impegnato del coraggio di investire, di fare impresa. E saprete anche che ho difeso gli agricoltori greci, sempre più vicini alla fame per sé e per i propri figli. Mi ha fatto ben sperare un articolo sul settore Agribusiness di Ida Pagnotella.

La blogger indica la crescita dell’inflazione in salita come una possibilità: è il momento di cercare investimenti di medio periodo che beneficiano da una possibile risalita di inflazione a livello mondiale. Un settore che potrebbe beneficiare da un possibile rialzo del tasso di inflazione a livello mondiale nel medio lungo periodo è il settore azionario legato all’agricoltura.

Il settore “agribusiness” comprende le imprese che producono beni e servizi per il settore agricolo. Le imprese principali di questo settore sono Potash, Syngenta, Monsanto, Deere, Archer Daniels, Agrium, Mosaic ed anche CNH Industrial, tutte incluse nell’indice “Nasdaq Global Agriculture Index” ed in indici simili. E, ancora, ho parlato di donne importanti.

da wallstreetitalia.com

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Un lavoro certosino, quello della blogger, che ha indicato non solo i grafici – quello che riporto e che vi consiglio di consultare – del prezzo in crescita dei prodotti agricoli e della domanda, ma anche un vero e proprio decalogo – anche se le regole non sono proprio 10 – su come investire. Cose che mio padre ha fatto al secolo. Vorrei occuparmi – e l’ho appena fatto – di commentare solo questo articolo che, però, vi sottopongo. Mi dilungo solo per un momento per ricordarvi l’importanza dell’agribusiness. Soprattutto per noi, popolo campano, molto legato all’appellativo “Felix” delle nostre provincie. Non lasciamo al solo nord il carico dell’agribusiness. Rialziamo la testa!

Niente più coraggio per investire – almeno in borsa

Il Sole 24 Ore riporta una notizia che mi è balzata agli occhi: i fondi monetari in pochi giorni hanno raccolto oltre 24 miliardi di flussi in entrata. Quasi quattro di questi sono andati ai titoli di stato USA e altre emissioni pubbliche. Stesso dicasi per chi investe in metalli preziosi – oro in primis – per una cifra di quasi due miliardi. Tutte cifre in dollari.

Nulla di nuovo sotto il sole? Quasi. A parte la metodologia – il rifugiarsi in beni a tassi meno variabili: i beni materiali – compaiono alcuni elementi “nuovi” al nostro panorama. Innanzitutto, le quantità. Tra le somme prima anticipate si aggiungono circa altri 6 miliardi in utilities, tanto da lasciar intendere qual è la misura della paura degli investitori.

Quando ho parlato di impresa nei miei libri, riferendomi principalmente a mio padre, ho usato due termini per indicarla: difficile e delicata. Questa spirale in cui gli investitori si sono andati a cacciare – e ditemi se investire non è una impresa – mi colpisce profondamente. Ecco dove vanno i fondi monetari. Ecco dove vanno gli investitori in fuga dalle Borse. Nessun coraggio, nessuna voglia di investire!

E, intanto, è  partita dall’Iran la prima petroliera che segna il ritorno del Paese sul mercato del greggio europeo dopo la fine delle sanzioni.  Il ministero del petrolio di Teheran aveva annunciato ieri che entro 24 ore sarebbero partite tre petroliere con 4 milioni di barili di greggio a bordo, dirette verso l’Europa: due sono destinati alla Total e due a compagnie spagnole e russe.
Europa cara, sei sempre più bisognosa di aiuto. I fondi scappano ad ovest, le risorse vengono da fuori e in mezzo, tra incudine e martello, ci sei sempre tu.

da Traderbranins.com

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Dopo la regina, la donna che venne a Napoli

Il volto della scienziata Mary Somerville comparirà sul biglietto da 10 sterline, che sarà stampato dalla metà del 2017: per la prima volta ci sarà un’altra donna, oltre alla Regina. Lo ha annunciato la Royal Bank of Scotland con questo comunicato: “In un’epoca nella quale la partecipazione delle donne alla vita scientifica era fortemente osteggiata, Mary Somerville (Jedburgh 1780 – Napoli 1872) è stata una vera pioniera ed è arrivata ad esser nominata – prima donna – membro della Royal Astronomical Society nel 1835. I suoi scritti hanno influenzato James Clerk Maxwell e John Couch Adams: con i suoi sudi su un’ipotesi di pianeta che disturbasse l’orbita di Urano, ha portato Adams a cercare e scoprire Nettuno”.

Di tanto in tanto comunichiamo anche notizie prive di quella pesantezza tipica della cronaca. In particolare, mi sono voluto soffermare su questo particolare elemento che mi tocca da vicino. Innanzitutto, è importante tenere sempre alto il ruolo della donna nelle nostre comunità – scientifica, finanziaria e sociale in questo caso – senza la quale incredibili progressi non sarebbero stati possibili. Persone, le donne di ogni secolo, che hanno superato ostacoli con le grandi difficoltà affibbiate nei secoli e che ancora oggi, in molteplici e differentissime sacche, le attorniano.
In particolare, trovo straordinario il ricordo di questa donna di importanza globale i cui ultimi anni di vita sono trascorsi a Napoli, capitale che nel XIX secolo ha affascinato scienziati, artisti, giornalisti e nobili. Una storia sicuramente da rivalutare e che sposa non pochi elementi descritti nei miei libri. Mary attualmente riposa nel Cimitero degli Inglesi in una cappellina neogotica, opera di Francesco Jerace.

da Wikipedia.org

da Wikipedia.org

Pregare per la Grecia

da guim.co.uk

da guim.co.uk

Il consiglio Ecofin ha affermato che:

il funzionamento dello spazio Schengen è in grave pericolo e le difficoltà in cui si sta imbattendo la Grecia stanno danneggiando l’Ue nel suo insieme e devono essere risolte in modo collettivo”.

Laura Naka Antonelli sulle pagine di Wall Street Italia ci ha oggi aggiornato sulla questione greca, mettendo di nuovo i fari sul fatto che la repubblica ellenica è ancora in recessione. Di nuovo, dopo poco tempo. L’unione europea ha fato tre mesi di tempo ad Atene per superare le sue gravi mancanze nei confronti dei migranti. Siamo sempre lì. In una posizione in cui non c’è un vertice, non c’è posizione apicale che possa dichiarare si, garantirò che ogni paese faccia come dico io. Così come farebbe un qualsiasi presidente USA.

Consideriamo poi che la Grecia non sarà capace di fornire risposte adeguate e rischierà di essere esclusa agli accordi di Schengen. Se la Grecia poi dovesse passare così il testimone dei controlli al confine, rischierà di finire in una bolla d’immigrazione dalla quale i profughi non riusciranno ad uscire. E se consideriamo che Atene è diventata teatro di guerra a causa degli agricoltori – categoria che io per primo mi getterei a difendere, da padre, da imprenditore da persona pensante – allora mi viene da pregare e basta, perché non so, veramente, come possa uscirne questo paese da quest’ennesima grave coltellata.

Ecco il commento di un contadino greco sulle pagine del Guardian:

“Abbiamo detto che sarebbe stata guerra e lo dicevamo sul serio. Il governo deve scegliere tra noi e loro. Non ci arrendiamo di fronte a misure che metterebbero a repentaglio la nostra sopravvivenza. Soltanto le tasse che stanno proponendo ci ucciderebbero”.

Banche si, banche no

Stamane mi ha colpito un articolo di Alberto Battaglia sulle pagine di Wall Street Italia. Si chiama Le confessioni di un banchiere come la grande finanza vince sempre.

Chiaramente è limpido come il cielo il riferimento al salvataggio di quattro – se non più – banche da parte del governo. Bruno Livraghi, personaggio di I Diavoli, romanzo Guido Maria Brera, cofondatore del gruppo Kairos.

“Il mondo dei gestori si divide sostanzialmente in due grandi gruppi”, afferma Livraghi, “da una parte ci sono i gestori descritti dalla ‘Grande Scommessa’ (‘The Big Short’), il film candidato all’Oscar sulla crisi del 2008. Sono spesso dei matematici, sono molto tecnici e studiano le incongruenze dei mercati da un punto di vista quantitativo. La seconda categoria è molto più complessa: si tratta infatti di gestori che influenzano la vita politica ed economica dei Paesi in cui operano.

Ma non è che i secondi siano necessariamente i cattivi della finanza, perché la morale

“Non esiste in finanza, e non appartiene a nessuna delle due categorie. Chi fa soldi è pagato per far soldi”. “Il problema può nascere quando il rapporto tra regolato e regolatore diventa ambiguo”.

Nel gruppo dei gestori che influenzano la politica sono compresi quelli attivi dopo i crolli del mercato, quando lo stato interviene per ridefinire le condizioni per le quali avviene il risanamento.

Queste persone agiscono nelle fasi di ricostruzione ed investono su operazioni spesso garantite dalla politica. La loro sfera di influenza è ampia e va dalle riforme all’Introduzione di strumenti innovativi generosamente suggeriti – da loro stessi o tramite banker – ai dicasteri finanziari di stati sovrani.

Un aspetto molto interessante per l’attualità, nella quale l’alter ego di Guido Maria Brera esprime un giudizio molto cinico sulla risoluzione del nodo dei crediti deteriorati del sistema bancario italiano:

Sono pronto a scommettere che a breve, in Italia, verrà varata una riforma sul diritto fallimentare e verranno accelerate tutte le procedure; verranno limitati i diritti dei debitori e questa riforma potrà essere servita su un piatto d’argento ai compratori di Npl’s che dovranno recuperare i crediti deteriorati.

In conclusione:

I grandi patrimoni, al contrario delle persone comuni, hanno accesso a strumenti di investimento più esclusivi e meno rischiosi. Quando la banca dei piccoli risparmiatori collassa, interviene un fund manager che va a rovistare nelle macerie ed estrae pepite d’oro. La falla sta nella circolarità di questo processo che massacra i piccoli e fa fare soldi a palate ai più grandi.

da ytimg.com

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Mi rendo conto che oggi come oggi la grande difficoltà in Italia è quella riguardo gli investimenti finanziari – motivo per cui più di un conoscente ha spostato i propri interessi, dalla finanza all’immobiliare, tanto da poter assicurare un futuro ai propri figli – quanto mi rendo conto che sono i grandi gruppi a far girare la moneta.
Così come per il mercato del lavoro anche quello delle obbligazioni si è sempre più raffinato. Un popolo attento è anche un popolo vincente. Non bisogna guardare solo alla nostra repubblica.

Da prete dico no al boicottaggio di Elton John

da blitzquotidiano.it

da blitzquotidiano.it

Uso il titolo dell’Huffington Post per parlare di un tema a me caro.

Con un accorato e convinto appello, il papa ha sostenuto la pastorale della giornata di preghiera e riflessione contro la tratta delle persone. Nessuna migliore occasione di questa per l’anniversario di Bakhita, la sudanese schiava giunta in italia e divenuta suora. Santa dal 2000.

Ho già trattato riguardo il tema dell’immigrazione. Sposo perfettamente la posizione del pontefice che evidentemente nota i volti dei nuovi schiavi. Schiavi che qui continuerebbero ad essere tali se il nostro paese continua ad essere così, allo sbaraglio. Un paese privo di democrazia che colpisce i bambini di chi non paga le tasse. Cosa sarebbe la nostra nazione se ad immigrati disperati togliessimo anche il diritto di vedere i loro bambini integrati – anche tramite il gioco?

Ampia la gamma di altri temi affrontata da papa Francesco all’Angelus, dalla Chiesa “pescatrice” di uomini che “non fa proselitismo” ma porta amore, al ricordo dei due grandi confessori Pio e Leopoldo, alla richiesta di una “soluzione politica” per la “amata Siria”, all’applauso chiesto alla piazza per i fratelli dell’Estremo oriente che domani festeggiano il capodanno lunare, fino alla richiesta di preghiere per “accompagnare – ha detto – il mio viaggio in Messico e anche l’incontro che avrò all’Avana con il mio caro fratello Kyrill”.

Di fronte a questi temi mi viene poco difficile riflettere su serate “arcobaleno” come quella di ieri, in inaugurazione del Festival di San Remo. Si, Noemi ha dichiarato di cantare di immigrazione. Ma, di fatto, tra lei e il racconto di Elton John, si è spostata l’attenzione da questi temi di attualità, importanti, a generi che a mio avviso possono attendere.

Ecco quanto costerebbe l’addio a Schengen

Caparello, sulle pagine di Wall Street Italia riporta una cifra che si attesta attorno ai 100 miliardi annui. Una sorta di penale per abbandonare quello che è un trattato che ha creato un’area di libera circolazione delle persone, come se fossero merci. Ma le merci non parlano, non pensano, non votano, non devono sfamare bambini, non hanno accesso a sistemi previdenziali.

In testa a chi contribuisce a questo sistema c’è la Germania. E il nostro paese è al secondo posto, con 13 miliardi di perdite contro una cifra più che doppia per Berlino.

Eppure, pendolari di Danimarca e Svezia devono attendere 45 minuti in più per la verifica di documenti da parte di Copenaghen. Un travaglio. Un travaglio che i nostri stessi figli potrebbero dover partire per doversi muovere – ad esempio – da Genova a Nizza. Per lavoro. O per Erasmus. O da Bari a Tirana. Tutto questo perché si è pensato di aprire le frontiere a tutto e tutti.

Come ho scritto in uno dei miei libri, quando ero piccolo sognavo di diventare importante per poter riservare ad altri quello che era riservato a me. O quello che avrei guadagnato io. Guadagnato. Non “ottenuto in regalo”. Aprire le frontiere a tutto e tutti non crea né privilegio né tutela. Solo pericolo. Pari modo per ospiti ed ospitanti. Regno Unito e Stati Uniti hanno politiche molto precise per l’immigrazione e se è pur vero che quell’immigrazione crea ricchezza, è altrettanto vero che la ricchezza si crea con la formazione. Non con il guazzabuglio.

Angela Merkel difende a denti stretti la sua politica diretta a lasciare in Europa una porta aperta ai migranti in fuga da persecuzioni, povertà e guerre.
Per le sue azioni, Merkel è stata persino citata tra i nomi candidati al Nobel per la Pace di quest’anno. Ma il suo piano per uscire dalla crisi non è ancora certo di andare in porto. “Ci saranno complicazioni e ribellioni”, ha detto la Merkel.
O quello, o una perdita di 100 miliardi annui. Mi chiedo se non avessimo potuto giungere ad una situazione più moderata.

 

da 2duerighe.com

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