USA: Donald Trump non è una sorpresa.

I più potrebbero pensare che l’articolo de L’indro sia stato selezionato per la simpatica correlazione con la fortunata serie I Simpson. In realtà è in questa raccolta per la sua semplicità nello spiegare il fenomeno Trump e i suoi punti punti di forza. Ecco, di seguito, il testo:

da lindro.it

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Parigi – Nel 2000, gli autori de I Simpson con la loro classica ironia e il loro spirito d’osservazione, immaginarono che il miliardario Donald Trump sarebbe diventato Presidente degli Stati Uniti e avrebbe lasciato l’incarico nell’anno 2030. In quell’episodio, intitolato ‘Bart to the future’, Bart Simpson riesce a dare un’occhiata al futuro: nella sua visione sua sorella Lisa sarà eletta Presidente e, dopo la sua elezione, dovrà avere a che fare con una situazione catastrofica conseguente alla fine del mandato del presidente Donald Trump.

Gli autori de I Simpson non sono autori comuni. Scrivono principalmente battute ironiche su due livelli: prima c’è la facciata dello scherzo, poi viene il significato dello scherzo stesso, con marcato sarcasmo, normalmente basato su di una profonda osservazione della società americana e/o di come funziona il mondo. In tutto ciò, i paradossi del nostro tempo e la sua incoerenza forniscono agli autori dei Simpson un’ispirazione fenomenale. La puntata de I Simpson su Donald Trump seguì questo schema perfettamente.

Dato che la Costituzione degli Stati Uniti limita il termine per i Presidenti, un Donald Trump che lascia la Casa Bianca in tempo perché Lisa inizi il suo primo mandato come Presidente nell’anno 2030, avrebbe dovuto essere eletto nell’anno 2020 ed essere rieletto nel 2024. Oppure essere eletto nel 2024 e servire un solo mandato. Se venisse eletto quest’anno, e sta conducendo le primarie repubblicane, in realtà batterebbe questa previsione in anticipo di almeno un mandato presidenziale.

Donald Trump è entrato in corsa per la Casa Bianca sei mesi fa. Da allora si è posizionato come favorito conducendo una campagna solida e aggressiva, di cui ha stabilito i toni e le questioni prioritarie grazie a svariate dichiarazioni tonanti e poco ortodosse.
Trump, che ha alimentato la controversia sul certificato di nascita di Obama nelle elezioni presidenziali del 2012, ha finora condotto una campagna magistrale dal punto di vista del marketing politico, in particolare in termini di risultati ottenuti.

Donald Trump ha preso di mira direttamente i colleghi repubblicani, i democratici, gli immigrati illegali, i messicani e i musulmani e, fin dall’inizio delle primarie, non ha mai smesso di esprimere considerazioni provocatorie, aumentando esponenzialmente la frequenza e la portata dei propri attacchi, ottenendo un riscontro positivo dopo l’altro, che l’hanno incoraggiato verso nuove controversie. Tant’è che oggi è il favorito per la nomina tra i repubblicani. Per le elezioni generali non è stato finora considerato come potenziale vincitore, in particolare perché viene visto da molti come una figura troppo controversa per essere votata. Ma gli restano buone possibilità per smentire quest’analisi, dato che i due potenziali avversari hanno debolezze che potrebbe facilmente capitalizzare visti il suo zelo e la sua aggressività.

Il nome di Hilary Clinton è legato a quello del marito, ex Presidente fortemente estremizzato, dal forte carisma e rispettato da molti americani. D’altro canto, Hilary ha servito come segretaria sotto il Presidente Obama in uno dei momenti più difficili delle ultime decadi per la diplomazia americana e inoltre, la sua attitudine nella campagna del 2008, che la vide rivaleggiare con Obama stesso, potrebbe essere facilmente riportata alla memoria.

Il candidato che conduce le primarie nei Democratici, l’autonominatosi socialista Bernie Sanders, ha condotto una campagna di sorprendente successo nella terra di zio Sam. Ed è una persona molto rispettata. Ma, in America, i socialisti vengono associati all’Unione Sovietica, al Comunismo, a Joseph Stalin e al totalitarismo. Inoltre, le paure di una potenziale presidenza di Bernie Sanders potrebbero turbare i cuori di molti americani che lo confondono per un comunista, in particolare i leader economici americani, mai troppo timidi nell’interferire in politica attraverso il controllo dei media o campagne di donazione diretta, e che non risparmieranno gli sforzi per far crollare la sua candidatura alle elezioni generali. E Donald Trump ha tutta l’intenzione di capitalizzare entrambi questi fattori.

Le attuali elezioni presidenziali USA ruotano attorno a Donald Trump molto più che ad altri candidati o temi. Di fatto, Donald Trump stesso è diventato l’argomento principale di discussione. Oggi la politica americana si pone domande quali: «Chi può sconfiggere Donald Trump se dovesse vincere le primarie?»; «Come guiderà la nazione una volta giunto alla Casa Bianca?”; «Come ha raggiunto l’attuale livello di successo politico?»; «Qual è il potenziale impatto della sua candidatura nella società americana?” e altri quesiti sulla validità delle sue vedute.

Gli autori de I Simpson avevano ragione: un Donald Trump presidente è possibile. E non dovremmo sorprenderci che la sua campagna sia stata così efficace. Da molti punti di vista Donald Trump è nato per raggiungere il successo come candidato alle presidenziali nell’America attuale. È semplicemente perfetto per l’America di oggi.

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