«Marco Polo ha impiegato 8 anni per andare e tornare dalla Cina. Con internet possiamo impiegare 8 secondi».
Con queste parole, Jack Ma, fondatore di Alibaba, il gigante dell’e-commerce cinese nato 17 anni fa (in qualche cifra: 400 milioni di acquirenti attivi all’anno, 120 milioni di click al giorno, 500 miliardi di fatturato), ha mostrato forte interesse per il mercato vinicolo italiano. A fare la differenza di cinquantesimo Vinitaly di Verona, dunque non è stata la progressione del numero di espositori e visitatori, bensì la nascita una nuova strada, e magari anche rinascita, per il nostro commercio.
«Il futuro del vino italiano è online» spiega il fondatore della piattaforma «Al mondo ci sono 2 miliardi di persone nate dopo gli anni ’80. Molte di queste sono in Cina e hanno una grande voglia di Italia e di prodotti di qualità italiani. Non sempre, o forse non ancora, possono venire loro in Italia. Per questo dovete andare voi in Cina. Alibaba e il commercio online vi offrono questa possibilità».
Ad oggi il 55% del vino venduto su Alibaba è di provenienza Francese mentre solo il 6% proviene dall’Italia. Un’apertura a questo mondo virtuale potrebbe quindi rappresentare una grande fonte di introiti anche per le piccole imprese che da sole non potrebbero raggiungere mercati tanto lontani.
«Il vino italiano è migliore di quello francese.» ha affermato Matteo Renzi, riferendosi ad una conversazione avuta in precedenza con Francois Hollande «E lui mi ha risposto: può anche darsi, ma il nostro ha prezzi più elevati. E io l’ho invidiato per questo perché significa che la Francia è stata molto più forte e organizzata dell’Italia nel raccontare i propri prodotti. È quello che manca a noi e da qui dobbiamo ripartire per costruire lo sviluppo futuro del vino italiano».
L’Italia deve quindi cambiare atteggiamento e aprirsi al mercato internazionale con un atteggiamento differente, secondo il premier infatti il commercio digitale potrebbe far salire le esportazioni fino al 7,5 miliardi di euro entro il 2020 (oggi sono 5,4).
E per chi è scettico della qualità che si possa acquistare sul web, Jack Ma rassicura anche il ministero per le Politiche agricole, garantendo una protezione dei marchi «Voglio chiarire un punto: noi non amiamo i falsari e i contraffattori. Solo lo scorso anno abbiamo contribuito a farne arrestare 700. Anche per questo confermo che noi siamo i migliori alleati dei produttori italiani.
Anche per il rispetto della legalità e non solo per l’incremento dei fatturati».
Confermo le mie solite posizioni. E a ragion veduta, oserei dire. Rimanere in Italia dopo, magari, una profonda esperienza estera. Il nostro paese è ricco, capace, preparato.